Un protagonista significativo della Storia dell’800 e del Risorgimento italiano, una “inafferrabile” figura di Sovrano capace di suscitare, in ogni tempo, entusiasmi e critiche. Per alcuni studiosi la sua figura merita di essere posta tra i maggiori artefici del Risorgimento, per altri un ostacolo al cammino del movimento liberale. Nel volume, Bruna Bertolo evidenzia il suo difficile percorso esistenziale fin dai primi anni di vita, il suo essere legato ad un tempo che stava finendo, nel quale le esigenze di un nuovo percorso sociale e politico incontravano molte difficoltà nell’affermarsi.
Personaggio complesso, affascinante nelle sue inquietudini, nelle sue decisioni e indecisioni, protagonista involontario in un mondo che si stava velocemente trasformando, nei fatti e negli uomini, in pace e in guerra, la figura di Carlo Alberto viene presentata attraverso un percorso cronologico che evidenzia i momenti più significativi delle scelte di questo Re. Il Re che, pur nelle sue incertezze e dubbi, seppe comunque concretizzare, attraverso la concessione dello Statuto, il passaggio del Regno di Sardegna dallo Stato Assoluto allo Stato Costituzionale e dare il via alle Guerre di Indipendenza: firmando l’atto di abdicazione tracciò la strada che il suo successore, Vittorio Emanuele II, seguì con successo e fortuna verso l’Unità d’Italia.
Camillo Cavour, chi era costui? Un raffinato politico? Un grande uomo di Stato? Un tessitore di trame non sempre limpide?
Il grande costruttore dell’Italia unita? Un uomo dal carattere scontroso e irascibile? Uno che voleva, a tutti i costi, raggiungere gli obbiettivi prefissati?
Un politico che seppe barcamenarsi in situazioni delicate e complesse? Il vero padre della nostra Patria?
Probabilmente era l’insieme delle caratteristiche elencate, la cui fusione ha fatto di lui uno dei più grandi personaggi dell’Ottocento.
La sua azione volta al conseguimento delgrande risultato di fare dell’Italia unaNazione libera e indipendente è stata poderosa e non priva di rischi e contrarietà.
La vita di Camillo Cavour è da vedersi come un insieme di momenti di gloria e altri di sconforto, tanto che si può raccontare alla stregua di un grande romanzo: la storia di una grande vita.
Nell’immaginario collettivo le principesse e le regine acquistano sempre la dimensione delle favole. In questa ricerca Bruna Bertolo entra, quasi in punta di piedi, nella dimensione umana di queste donne che spesso portarono corone davvero pesanti. Ci racconta dei matrimoni imposti per motivi dinastici ad adolescenti che si affacciavano alla vita già in fondo rassegnate ad un destino spesso deciso quando erano poco più che bambine. Le donne di Casa Savoia ebbero sicuramente un ruolo minore rispetto ai consorti, anche se alcune di loro riuscirono ad emergere, per la loro cultura, per la loro grande fede che le portava a individuare, nella realtà sociale e politica molto complessa in cui spesso vissero, situazioni e problemi di difficile soluzione. Nella lunga e difficile storia delle donne di casa Savoia ci sono Sante, ci sono Madame Reali, ci sono Regine che hanno avuto corone di spine. Ci sono donne che hanno comunque cambiato anche il destino della dinastia più antica d’Europa, come la contessa Adelaide.
E, nel secolo più difficile per Casa Savoia, il 900, anche una figura che pagò colpe non sue, come la principessa Mafalda, alla quale è dedicata la copertina.
Fu fondamentale la presenza e il ruolo delle donne nei lavori della Costituente: rappresentò il primo ingresso femminile nella costruzione della Democrazia del Paese uscito da vent’anni di regime fascista e da un lungo periodo di guerra. L’Assemblea Costituente fu un vero e proprio spartiacque della condizione femminile, mortificata da una Storia scritta e raccontata per molto tempo solo al maschile.
Bruna Bertolo evidenzia in queste pagine la partecipazione straordinaria delle donne al voto del 2 giugno 1946, la grande emozione che accompagnò per ognuna di loro la consegna della scheda nell’urna e mette in risalto l’impegno che le 21 donne elette offrirono alla realizzazione della Costituzione. L’autrice sottolinea in particolare il ruolo delle tre piemontesi, Rita Montagnana, Teresa Noce, Angiola Minella che, pur non elette in Piemonte, seppero offrire un esempio significativo di impegno, di competenza, di tenacia, in un periodo ancora tutto da costruire come il dopoguerra. A loro, e alle tante donne che vissero pagine incredibili di sofferenze nel percorso che precedette la Liberazione, è dedicato questo volume. Seppero credere che un mondo diverso da quello della violenza del regime e della guerra fosse possibile.
La storia di un uomo che partendo da un piccolo paese della Valle di Susa in provincia di Torino, Caprie dov’è sempre vissuto, ha girato il mondo seguendo le sue passioni: i motori e le corse automobilistiche. Attraverso i suoi racconti, le sue foto, gli appunti del suo archivio, numerosi articoli di libri e riviste per i quali ha collaborato, senza dimenticare il materiale web, si parla della sua vita, la giovinezza tra i partigiani nel periodo della Liberazione, la sua partecipazione impegnata nella vita sociale del suo comune e principalmente delle corse di cui è stato di volta in volta protagonista diretto stando al volante o dietro le quinte, fino ai record mondiali con vetture speciali. Tutto questo senza mai dimenticare l’amore per la famiglia che è stato il motore che lo ha guidato per tutta la vita.
Il volume che state per leggere racconta la storia di un uomo e di un’epoca attraverso i tanti legami e contatti con la realtà del suo tempo e del suo luogo. L’uomo è Aldo Moine. Il suo tempo è quello dei nostri giorni. Il suo spazio è quello della nostra città, Rivoli, e dei luoghi che lo hanno visto nascere e crescere, Giaveno e Collegno. Ma è soprattutto il racconto di un’esperienza unica: una grande passione per un’arte raffinata, la pasticceria, diventata anche trampolino di lancio per una vita vissuta sempre a pieno ritmo, con entusiasmo, con passione, con la capacità di trasmettere valori positivi e di mettersi perennemente alla prova, quasi una sfida alle convenzioni e al destino.
La storia di Aldo Moine e della sua famiglia si tinge di vari colori, quei colori che rappresentano la vita, la capacità di crescere, di credere che, se si vuole, tutto, o quasi tutto, si può fare. Anche quando il percorso è difficile. Sullo sfondo, come su un grande palcoscenico, ecco la Via Maestra di Rivoli, asse portante di una città nella quale il Caffè Pasticceria Moine assume le sembianze di un bel salotto.
Rinaldo Trappo, nato a Bussoleno, in provincia di Torino, il 16 gennaio 1917 fu ordinato sacerdote nel 1939. Nel 1941 fu arruolato del 1° Reggimento Alpini come cappellano militare e partecipò alla guerra di Grecia. Nel dicembre 1942 partì per la guerra in Russia e visse la ritirata. Nel 1943 fu aggregato al Battaglione Ceva presso il Brennero. Il 9 settembre, prigioniero dei tedeschi, venne internato nei lager di detenzione da dove fu liberato nel 1945. Negli anni cinquanta, nominato Cappellano Militare ausiliario, fu inviato come missionario in Belgio e Svizzera. Nel 1953 cominciò l’insegnamento nella scuola elementare di Foresto. Sarà il primo italiano, nel 1980, a ritornare sulle rive del Don. Per i suoi merito militari e civili ricevette: tre croci al merito, il distintivo di volontario della Liberazione, il cavalierato e la commendatura della Repubblica. Divenne cittadino onorario di Meana di Susa e Leinì e fu nominato monsignore. Morì nel 2010.
Era uncorso d’acqua limpida, tiepida, ricca di vegetazione subacquea, abitata da una fauna incredibilmente numerosa che cercherò di elencare e descrivere.
Era come un’oasi di diversità rispetto all’ambiente che lo circondava. Bastava una minima osservazione per scorgervi una grande varietà di piante e animali attirati da un’acqua diversa, profondamente diversa da quella della Dora Riparia e delle “bealere” dal fiume derivanti, soggette a periodiche manutenzione e “asciutte”.