L’intento degli autori, umile e sobrio nello stesso tempo, cerca di attraversare lo spazio temporale che separa le figure descritte, tentando di raffigurare in modo semplice gli uomini che per mille anni sono stati designati a guidare, con sorti diverse, una famiglia che da piccola entità territoriale nata sulle vette dei monti francesi della Moriana, divenne fautrice dell’Unità d’Italia, passando tra infinite storie di alleanze con le più importanti monarchie europee.
Questo testo è privo di particolari pretese agiografiche dal punto di vista storico, se non quella di vivere lo spazio occupato dai vari personaggi, guardando attraverso lo spioncino del grande portale della storia il volto di essi, cercando attraverso un percorso umano, di tracciare un profilo personale di ognuno di loro, senza avere la presunzione di descrivere atti ed avvenimenti eclatanti o meno, per lasciare quindi libero il lettore di far sua la ricerca interiore dell’uomo: raramente sono evidenziati pregi e difetti dei volti, mai con intento critico, ma solo con lo scopo di immedesimarsi in uno spettatore che vive come cronista studiando e descrivendo le diverse epoche in cui i capi di Casa Savoia sono vissuti, affiancando ad ogni volto un breve racconto semplice ed esaustivo nella forma che riguarda la vita degli stessi, in momenti particolarmente delicati.
Bruna Bertolo racconta, in chiave divulgativa, la storia molto particolare di un antico Borgo rivitalizzato e completamente trasformato dalla realtà della sua Reggia, oggi conosciuta in tutto il mondo e meta continua di un turismo e di nuove forze produttive capaci di modificare completamente anche i ritmi di lavoro e di vita di chi vive a Venaria Reale.
Un viaggio nel tempo che si delinea attraverso gli antichi testi che per primi raccontarono la splendida realtà di quella straordinaria struttura, nata per volere del duca Carlo Emanuele II come dimora di caccia sul territorio di Altessano Superiore, in un’area ricca di boschi e di acqua attraversata dal torrente Ceronda.
Il volume, arricchito anche dalle nuove possibilità editoriali di approfondimento, si presenta come un’agevole guida storica per conoscere una realtà dalle mille sfaccettature: arte, architettura, storia dei Savoia, storia di un Paese che crebbe e si trasformò nel corso dei secoli. Un progetto che fu ambizioso secoli fa; una realtà, altrettanto ambiziosa, quella del nostro tempo.
Tutte le riproduzioni racchiudono un sapore di vita nostra che, se i più non ricordano, ancora vive, forse inconscio, nello spirito valligiano... e turistico.
Tutte le riproduzioni contribuiscono a dare la più suggestiva testimonianza di un tempo a noi vicino, ma che, dato il ritmo incalzante degli eventi, già ci appare lontanissimo.
Il desiderio di conoscere e di far conoscere un passato spesso travagliato, ma sempre civile, in cui affondano le nostre radici, ha spinto gli Autori, a suo tempo, a presentarcelo in forma e con mezzi moderni: la fotografia.
Tre libri di immagini: opere di studio ma anche di diletto, che deliberatamente rompono con un facile folklorismo e ci presentano semplicemente quadri autentici di vita degli avi. Il testo non è greve per concetti pesanti o ermetici e, pur trasparendovi una evidente aspirazione alla volgarizzazione, nulla concede alla tentazione di facili formule commerciali.
Libri di studio e insieme guide turistiche, che spingono il valligiano a scoprire ed onorare un passato spesso dimenticato ed il turista a soffermarsi sulle bellezze paesistiche ed artistiche di cui è ricca la Valle di Susa fino al centro di Torino e a penetrare, per meglio comprenderlo, il rude spirito alpigiano.
Un protagonista significativo della Storia dell’800 e del Risorgimento italiano, una “inafferrabile” figura di Sovrano capace di suscitare, in ogni tempo, entusiasmi e critiche. Per alcuni studiosi la sua figura merita di essere posta tra i maggiori artefici del Risorgimento, per altri un ostacolo al cammino del movimento liberale. Nel volume, Bruna Bertolo evidenzia il suo difficile percorso esistenziale fin dai primi anni di vita, il suo essere legato ad un tempo che stava finendo, nel quale le esigenze di un nuovo percorso sociale e politico incontravano molte difficoltà nell’affermarsi.
Personaggio complesso, affascinante nelle sue inquietudini, nelle sue decisioni e indecisioni, protagonista involontario in un mondo che si stava velocemente trasformando, nei fatti e negli uomini, in pace e in guerra, la figura di Carlo Alberto viene presentata attraverso un percorso cronologico che evidenzia i momenti più significativi delle scelte di questo Re. Il Re che, pur nelle sue incertezze e dubbi, seppe comunque concretizzare, attraverso la concessione dello Statuto, il passaggio del Regno di Sardegna dallo Stato Assoluto allo Stato Costituzionale e dare il via alle Guerre di Indipendenza: firmando l’atto di abdicazione tracciò la strada che il suo successore, Vittorio Emanuele II, seguì con successo e fortuna verso l’Unità d’Italia.
Le suggestive immagini delle riviste d’epoca raccolte in questo volume e inquadrate storicamente con le vicende alle quali si riferiscono, sono un’ulteriore conferma della popolarità di un Corpo militare nato in sordina, ma affermatosi con una straordinaria rapidità e capillarità: non è un caso che oggi, a più di 150 anni dalla fondazione e dopo la sospensione della coscrizione obbligatoria, gli Alpini conservino una fortissima identità e siano in grado di mobilitare migliaia di iscritti nelle adunate annuali. Nelle guerre del Novecento italiano gli Alpini al fronte furono solo una frazione dei milioni di soldati del Regio Esercito. Ma la memoria dei conflitti è assai più legata ad essi (l’Ortigara, il Monte Grappa, il Pasubio, l’Albania, la Russia) che non alle migliaia di fanti che pure combatterono accanto a loro. Una peculiarità che, tramandata nelle tavole raccolte nel volume, nel corso dei decenni si è trasformata in patrimonio collettivo della Nazione.
Un viaggio alla scoperta delle donne dichiarate sante, di quelle in bilico tra santità ed eresia e delle sconosciute dannate dalla pubblica superstizione. Tra storia e mito, verità e leggenda, un excursus sulle donne riconosciute dalla Chiesa come sante, beate, venerabili e serve di Dio, ma anche di quelle che hanno votato la propria esistenza al sacrificio. In mezzo a loro le donne dannate, quelle che con il proprio sapere hanno intimorito a tal punto da essere bollate come streghe, masche, fattucchiere o eretiche.
Il fulcro di questo volume è dato dal libro sulla “Bell’Alda” che ci fa conoscere un Calandra autore dimenticato, scrittore, pittore ed illustratore minuzioso quanto curioso e gentile nelle sue novelle. Nel libro si trovano integrazioni di altri autori come Angelo Brofferio con “La Bell’Alda e i laghi di Avigliana”, Massimo D’Azeglio con “La Sacra di San Michele” ed i suoi dipinti, terminando con Pietro Galateri nello scritto “Arnaldo Dalla Rosa Romanzetto storico”.
I primi cento anni della sezione alpini di Vercelli sono rappresentati in questo volume attraverso racconti e fotografie. Non si tratta di un vero e proprio libro storico, ma di una raccolta di argomenti significativi che hanno caratterizzato questi cento anni. Strutturato in cinque parti, il percorso parte dalle origini, per poi affrontare i grandi temi vissuti a livello nazionale che hanno trovato riscontro nella realtà vercellese, la vita contemporanea, la presenza sul territorio attraverso i suoi diciotto gruppi ed infine un’appendice che raccoglie alcune curiosità. La stesura ha visto l’impegno e la collaborazione di alcuni studenti di scuola media secondaria che hanno avuto l’occasione di conoscere la storia di alcuni nostri “veci” e vedere da vicino l’impegno quotidiano profuso nel volontariato attraverso il gruppo di Protezione Civile.
1924-2024: continuare verso il futuro, è il titolo giusto per un libro fotografico che vuole trasmettere il nostro stile di vita, i nostri valori e soprattutto la capacità di farne memoria, attraverso qualche migliaio di alpini vercellesi che in questi cento anni hanno voluto raccogliere lo zaino delle glorie dei nostri avi per portarlo verso il futuro.
Nella tradizione culinaria delle vallate piemontesi troviamo ricette che sono scese verso la pianura per farsi conoscere e apprezzare anche con i loro sapori forti, ricchi di proteine, di sostanza, perché ideate per nutrire persone abituate al lavoro duro, ai climi rigidi, alla fatica. L’estro umano, delle nonne e dei nonni in prima fila, non si è mai posto molti limiti e ha creato nel tempo ricette fantasiose, buone, gustose e ideali per tutti i palati.
Mondo vegetale e mondo animale che sono la montagna e che diventano componenti essenziali del gusto e dell’arte della cucina.
Chi era la Maschera di ferro? Frutto di una leggenda fiorita tra il XVII e il XVIII secolo in ambienti francesi oppure una figura storica realmente esistita? Questa è la domanda che ha incuriosito gli storici, fin da quando il filosofo Voltaire venne a sapere della sua esistenza e collocò il misterioso prigioniero tra i parametri della realtà. Cercare oggi le tracce della Maschera di ferro è indubbiamente un’operazione rischiosa perché la leggenda e il mito sono dietro l’angolo e possono adulare lo studioso, indicando false piste. Ma abbiamo pensato che comunque vale la pena di tentare: sebbene la vicenda sia soprattutto un fatto storico francese, i suoi punti chiave insistono in due località dell’attuale Piemonte, a Pinerolo e al forte di Exilles. Di quale segreto era depositario quel prigioniero guardato a vista? Qualcosa di molto grave e importante, che avrebbe potuto sconvolgere le sorti di un paese. Senza la pretesa di svelare una volta per tutte l’enigma, cercheremo di fornire qualche risposta, operando senza preconcetti, lasciando che siano gli indizi e le tracce a parlare. Un contributo che offrirà al lettore un quadro generale sufficientemente ampio e uno stimolo ad approfondire la questione.
I castelli in Piemonte rappresentano un patrimonio vario ed estremamente affascinante. Molti castelli, come li vediamo oggi, nel tempo sono stati oggetto di rifacimenti, ristrutturazioni, restauri e se di alcuni siti si possono osservare dei ruderi, altri si sono perfettamente conservati come preziosi e vivi documenti di un’epoca.
Questa raccolta di castelli delle varie province del Piemonte è una selezione che, insieme al racconto di 75 dimore medioevali, ha anche l’intento di invitare a considerare queste costruzioni come protagonisti del paesaggio; costruzioni che innegabilmente offrono spazio all’immaginazione e all’emozione.