La fine dell’incuboe il ritorno alla vita, anni 50-60
Nell’Italia appena uscita dal conflitto bellico, tutta da ricostruire, le donne rappresentano ancora una volta il massimo esempio di creatività. Dal ritorno alla vita, passando attraverso il sogno di un miracolo economico, fino alla sua crisi, troviamo brave massaie e casalinghe emancipate, femministe contestatrici e politiche in lotta con pregiudizi coriacei.
Donne fuori casa e donne in cucina, angeli di un nuovo focolare, più sintetico, di immagine, regno dai confini aperti verso l’esterno e sempre più labili.
Una nuova idea di cucina, dove tradizione, innovazione, contaminazione e sofisticazione si mescolano dando vita a una miriade di ricette per stuzzicare l’appetito e dimenticare la povertà dell’incubo e festeggiare il ritorno alla vita.
Assennatezza e risparmio,consigli di ieri utili anche oggi
Pesce fritto (con pochissimo olio), Vitello ubriacato,insalata senza olio, frittata con avanzo di minestra, erano solo alcune delle numerose ricette consigliate dalle varie Petronilla, zia Laura, zia Lena e altre ancora. Nel ventennio fascista, attraversato da illusioni di grandezza e potere, da guerra e miseria, la fantasia femminile si è dimostrata ancora una volta degna di rispetto. Le donne (mogli, mamme, massaie, angeli e guerriere) sono state in prima linea nella lotta quotidiana per la sopravvivenza. “E, soprattutto, era doveroso saper riflettere per prevedere, prevenire, non sprecare, mantenere sempre e comunque l’armonia famigliare malgrado tutto.” Dalla battaglia del grano ai surrogati, dall’arte cucinaria dei futuristi all’autarchia, un viaggio attraverso una parte della nostra Storia, con consigli di assennatezza e risparmio che possono rivelarsi utili anche …in questi tempi.
Aneddoti e ricette popolari, borghesi, reali dell'800
Nel corso dell’800, il rapporto donna-cucina appare tutt’altro che scontato. Nel volume il ruolo nascosto delle donne che contribuirono alla costruzione dell’Unità d’Italia si delinea anche attraverso una serie di ricette che raccontano il diffi cile quotidiano di quegli italiani e di quelle italiane che lottarono per far sì che l’Italia non fosse solo più un’espressione geografica. La cucina si veste di semplicità nelle grandi pentole delle vivandiere al seguito dei soldati e dei volontari che combatterono dal Nord al Sud, al seguito dei garibaldini, nella impresa dei Mille. La cucina si veste di piatti raffinati nei salotti borghesi che costruiscono il sapere delle donne, luogo di incontro degli intelletti aperti al nuovo, alle idee liberali, alla costruzione di un’Italia sognata per decenni, edifi cata attraverso le società segrete, i moti insurrezionali, le guerre di indipendenza. La cucina si veste di eleganza con le ricette dei grandi cuochi nelle corti dei re che condussero la Storia, da Carlo Alberto a Vittorio Emanuele II, da Maria Luigia di Parma ai Borbone nel Regno delle Due Sicilie. Un’alta cucina, riservata all’alta società condotta da uomini e l’umile cucina delle cuoche del popolo, quella costruita con pochi ingredienti, con mezzi ridotti, piccoli forni, pentolame modesto, cuoche semplici capaci di inventare piatti dal nulla.
La montagna è luogo di turismo e sport ma anche di cultura del gusto, dei sapori e delle tradizioni culinarie legate a un territorio, in questo caso a quello delle nostre Vallate.
Nella tradizione della sua cucina sono radicate ricette che si sono fatte conoscere e apprezzare con i loro sapori forti, ricchi di proteine, di sostanza perché ideate per nutrire persone abituate al lavoro duro, ai climi rigidi, alla fatica.
L’estro umano, nonne e nonni in prima fila, non si è mai posto molti limiti e ha creato ricette fantasiose, buone, gustose e ideali per tutti i palati.
Mondo vegetale e mondo animale sono la montagna e diventano componenti essenziali del gusto e dell’arte della cucina.
Resistenza in cucina: è così che si può definire il contenuto del libro di Bruna Bertolo che non è una semplice raccolta di ricette, ma un’immersione vera e propria nel quotidiano degli Italiani negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel volume, accanto alle ricette suggerite dalla fantasia delle donne del tempo, ritrovate nei giornali
o raccolte attraverso preziose testimonianze orali, molte pagine di costume, storie personalidi coraggio e di sacrificio in un’Italia devastata dai bombardamenti e trasformata radicalmente anche nelle sue abitudini alimentari. E mentre di giorno in giorno cresceva la fame, in cucina le donne “nutrivano” la loro creatività con le ricette del “poco e del senza”, come evidenzia la prefazione di Pier Franco Quaglieni.
In edicola con il quotidiano La Stampa e Secolo XIX
Per una grande moltitudine di esseri umani esistono luoghi che, almeno una volta nella vita, devono essere visitati. Come la Mecca per i praticanti la religione di Maometto; tempo addietro per i cristiani il luogo santo era la città di Gerusalemme sede della Passione e della Crocifissione di Gesù, al punto che, quando divenne impossibile andarci, furono costruiti i Sacri Monti, come quelli di Varallo e di Crea, sostitutivi del pellegrinaggio in Terra Santa. Per un piemontese, il luogo che almeno una volta nella vita deve conoscere è la Sacra di San Michele.
Superga, un nome connesso a una lunga storia: la liberazione di Torino dall’assedio francese del 1706, l’erezione della grandiosa Basilica per onorare il voto del duca Vittorio Amedeo II in vista della battaglia liberatrice, l’arrivo a Torino di Filippo Juvarra. La costruzione della Basilica diede anche un grande impulso all’economia degli abitanti dell’area collinare che, attraverso il turismo domenicale, una pratica all’epoca quasi sconosciuta, videro accrescere le loro possibilità di lavoro e di guadagno. Dopo l’acquisizione del titolo regio, Vittorio Amedeo II pensò anche di fare di Superga il mausoleo di Casa Savoia: un luogo che raccogliesse tutte le salme degli appartenenti alla sua famiglia, come già avveniva in seno alle grandi dinastie europee. I successori dello Juvarra realizzarono un sacrario nel quale furono inseriti monumenti sepolcrali di raffinata bellezza. Superga è un nome legato anche alla tragedia che vide l’aereo che trasportava i giocatori del Grande Torino schiantarsi contro il terrapieno sul quale si erge la basilica. Fu un fatto terribile che non colpì solo il mondo dello sport ma tutta Italia pianse la perdita di una squadra che aveva fatto capire agli Italiani, usciti sconfitti e umiliati da un terribile guerra, che si poteva tornare a essere vincenti.
I venti mesi della lotta resistenziale, a partire dall’8 settembre, vengono qui focalizzati soprattuttoin un determinato limite territoriale che coincide con le zone alpine, le valli e le città del Piemonte in cui quel movimento nacque e si affermò. Accanto alla guerra portata avanti dagli Alleati, il grande movimento resistenziale non coinvolse soltanto i partigiani saliti sulle montagne, ma l’intera popolazione, le donne in primo piano, gli operai nelle fabbriche, i soldati che dissero di No alle lusinghe nazifasciste, affrontando lunghi periodi di prigionia nei campi di lavoro in Germania. Una Resistenza civile, oltre che militare, che coinvolse una parte significativa della popolazione, come riconosciuto dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il 23 settembre 2016 ha apposto sul Gonfalone della Regione Piemonte la Medaglia d’oro al Merito civile per il ruolo avuto dalla popolazione durante la lotta di Liberazione.
Questo libro sui funghi vuol essere un aiuto per il principiante fungaiolo. Una volta appassionato si documenterà più a fondo sul grandissimo mondo dei funghi. Per conoscere bene i funghi bisogna imparare a conoscere non solo il bosco con le tante essenze, ma anche il prato, il campo, l’umidità, le temperature seguenti le stagioni e la varia cucina che sta dietro ai funghi. I disegni in scala al vero e i colori ci restituiscono la bellezza di questo vegetale senza clorofilla, il testo ci rivela aspetti caratteristici, modalità di impiego, curiosità, aneddoti e leggerezze simpatiche e umoristiche.
Al sorprendente mondo dei funghi Giancarlo Vinassa dedica con questo libro un nuovo omaggio. La sua attenzione è rivolta a 100 diversi esemplari commestibili di cui traccia per ciascuno un ritratto.
La sua è una conoscenza e una narrazione profonda, fatta di nozioni e aspetti botanici e scientifici, di studio del latino, della storia e della geografia, della chimica e della fisica, dell’economia e della tradizione.
Nella tradizione culinaria delle vallate piemontesi troviamo ricette che sono scese verso la pianura per farsi conoscere e apprezzare anche con i loro sapori forti, ricchi di proteine,
di sostanza, perché ideate per nutrire persone abituate al lavoro duro, ai climi rigidi, alla fatica. L’estro umano, delle nonne e dei nonni in prima fila, non si è mai posto molti limiti e ha creato nel tempo ricette fantasiose, buone, gustose e ideali per tutti i palati.
Mondo vegetale e mondo animale che sono la montagna e che diventano componenti essenziali del gusto e dell’arte della cucina.