Il Cantico di Fratello Sole di San Francesco d’Assisi, o Cantico delle Creature, è considerato come uno dei primi gioielli della letteratura italiana nascente.
Dalla sua origine ha permesso a numerosi ascoltatori di vivere una pacificazione profonda del loro essere nel mondo.
Il Cantico è un magnifico inno che esprime la mistica visione del Santo di Assisi.
Favorendo l’ambiente montano l’atteggiamento spirituale in cui lo spirito individuale trova risposta al senso del suo essere e la esplicazione delle proprie capacità nella contemplazione, a complemento dell’opera del Santo le illustrazioni sono fotografie riprese a Bardonecchia (Torino) sulle Alpi Occidentali.
Con quest’opera, Salvator Gotta conclude il ciclo dedicato al Risorgimento Italiano, dando particolare risalto alla terza Guerra d’Indipendenza.
Nel 1861 l’Italia poteva dirsi quasi fatta: mancava solo il Veneto e Roma. L’Italia, senza Roma capitale, era come un essere umano senza testa.
Era destino che il ritorno di Roma all’Italia avvenisse dopo la completa unificazione nazionale: si ebbe così, nel 1866, la sfortunata (almeno militarmente) terza Guerra d’Indipendenza nella quale l’Italia provò l’amarezza della sconfitta sia a Custoza (nome sempre infausto per noi) sia a Lissa. Tuttavia, grazie alla vittoria dell’alleata Prussia e all’abilità diplomatica dei nostri governanti, si riuscì ad ottenere buona parte del Veneto con Venezia.
E nel 1870 ecco giungere finalmente il momento tanto sospirato: le truppe di Vittorio Emanuele II invadono lo Stato Pontificio, cadono Civita Castellana, Bagnorea, Civitavecchia e, il 20 settembre, attraverso la breccia di Porta Pia i bersaglieri entrano in Roma. L’Italia è fatta!
Gloria sui campi «1959» e Camicie rosse «1860» formano, con questo libro, una trilogia che comprende gli avvenimenti storici principali per i quali – dopo i vani tentativi del 1848 e del 1849 – l’Italia riuscì a raggiungere la sua unificazione e liberazione dallo straniero.
Sono gli anni più gloriosi del Risorgimento Italiano, gli anni delle vittorie, dei grandi ardimenti guidati da eroi come Garibaldi e da uomini politici come Cavour. Se la completa unificazione della Patria non fu raggiunta che nel 1870, tuttavia nel fatidico triennio, i più gravi ostacoli vennero abbattuti, le più gloriose vittorie vennero conquistate, sì da costituire premesse inoppugnabili per il raggiungimento del fine supremo.
Anche qui, come nei due volumi precedenti, i fatti storici sono rigorosamente documentati, ma riprende la narrazione tratta dal diario di Michele Gaudino, rendendoci più viva e colorata la realtà dei fatti.
Il libro, antecedente a questo, intitolato Gloria sui campi, riproduce il diario di un ragazzo, Michele Gaudino, che ebbe la ventura di poter seguire da vicino tutte le vicende della guerra del 1859 combattutasi fra i Piemontesi e i Francesi da una parte e gli Austriaci dall’altra, per la unificazione dell’Italia e la sua liberazione dallo straniero.
In seguito alla pubblicazione della Gloria sui campi, gli eredi di Michele Gaudino fecero delle ricerche e riuscirono a scoprire altri frammenti di diario dal quale risulta che l’eroico ragazzo – morto poi sul campo di battaglia di Custoza nel 1866 – prese anche parte all’impresa dei Mille, con Garibaldi, nel 1860; e tale diario formerà materia di questo libro, venendo così ad aggiungersi alle documentazioni già note della leggendaria impresa.
Questo libro contiene un diario: il diario di un ragazzo che ebbe la ventura di poter seguire da vicino tutte le vicende della guerra del 1859 combattutasi fra i Piemontesi e i Francesi da una parte e gli Austriaci dall’altra, per la unificazione dell’Italia e la sua liberazione dallo straniero.
Il diario è fedele, ed è assai vivo perché Michele Gaudino poté scrivere le sue note giorno per giorno, via via che le battaglie si svolgevano – si può dire – sotto ai suoi occhi. Tanto lui che sua sorella Maria, per aiutare il padre nella sua eccezionale fatica, e per entusiasmo patriottico e ragioni sentimentali, furono testimoni di quella gloriosa epopea che è normalmente chiamata “Guerra del 1859”.
Questo libro consta di due parti ben distinte ed è soltanto la prima che tratta minutamente la gloriosa vicenda della rivoluzione avvenuta in Milano nel marzo del 1848, riuscita a cacciare la dominazione austriaca, rivoluzione detta delle « Cinque Giornate ». Vi è protagonista un ragazzo allievo dei Martinitt, famoso orfanotrofio milanese che allevò giovani tra i quali molti hanno saputo raggiungere alte mete nel campo del lavoro.
Le due parti sono naturalmente guidate dai medesimi protagonisti,Alberto Biraghi e Clara Nonis, legati fra loro dal più squisito amore.
Era uncorso d’acqua limpida, tiepida, ricca di vegetazione subacquea, abitata da una fauna incredibilmente numerosa che cercherò di elencare e descrivere.
Era come un’oasi di diversità rispetto all’ambiente che lo circondava. Bastava una minima osservazione per scorgervi una grande varietà di piante e animali attirati da un’acqua diversa, profondamente diversa da quella della Dora Riparia e delle “bealere” dal fiume derivanti, soggette a periodiche manutenzione e “asciutte”.
“Compiuta la traversata, approdarono a Genesaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.”
Ricordi di un partigiano semplice in Val di Susa
FEDERICO DEL BOCA era impiegato alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, quando, nel 1962, decise di mettere sulla carta le sue memorie di vita partigiana. Aveva aspettato diciassette anni perché per lui, come per molti altri, “la guerra finì soltanto nel 1961”, nel momento in cui gli fu possibile, dopo i postumi della vita precaria da partigiano e le alterne vicende legate alla salute malferma, trovare un lavoro stabile e uno stipendio sicuro.
Il libro andò in stampa nel 1966, per i tipi di Giangiacomo Feltrinelli Editore. E Il freddo, la paura e la fame. Ricordi di un partigiano semplice, fu subito un successo.
All’armistizio (8 settembre 1943), Federico aveva diciotto anni, lavorava a Torino e frequentava la scuola serale per diventare radiotecnico. Aveva poche scelte davanti a sé: farsi prendere o salire in montagna: il Col del Lys era proprio sopra casa, una montagna alta ed impervia, con borgate isolate, che sembravano ideali per chi voleva scampare alla cattura o aspettare che la guerra finisse. Era una delle zone della prima Resistenza piemontese, come lo stavano diventando le valli cuneesi o la Valle d’Aosta o la vicina Val Chisone. Federico, ragazzo semplice, scelse di diventare partigiano per evitare di essere catturato dai tedeschi.
Nel suo racconto la realtà partigiana viene presentata senza cerimonie, nei suoi lati più crudi. Le pagine sono un grande quaderno, sul quale l’autore impara che cosa sono la fame e il freddo, la paura e il coraggio, l’incoscienza e la prudenza, la dignità e l’abiezione, il sesso e l’amor familiare, le tecniche di vita e quelle operative.
La tonalità dominante è data sempre dall’impressione di sentir scorrere, con tutte le sue ingenuità e con la sua rozzezza d’espressione, il racconto di una guerra molto diversa da quelle risorgimentali o del patriottismo borghese. Una guerra per la libertà, con la speranza di ritrovare un avvenire degno di essere vissuto.
L’Ecomuseo è uno specchio nel quale la popolazione si guarda, si riconosce e in cui ritrova, orgogliosamente,
le proprie radici e porge ai visitatori raccontando loro il lavoro, i comportamenti e la propria intimità. Perché quel prefisso, “Eco”, significa casa, ambiente, territorio di vita e, naturalmente, le genti che ancora lo abitano. Un elemento vivo creato dalla moltitudine di ricchezze materiali, raccolte con pazienza e gelosamente custodite, e da tutti gli elementi immateriali che danno loro vita: tradizioni, dialetti, canzoni, gastronomia e capacità. Perciò l’Ecomuseo non si visita: si vive.
La montagna della vittoria Piemontese sulle truppe francesi (19 luglio 1747)
Sulla cresta che divide l’alta Valle della Dora da quella del Chisone sorge la Testa dell’Assietta (2556 m), dove fu combattuto, il 19 luglio 1747, il più importante scontro tra Piemontesi e Francesi: un fatto che cambiò la storia del Piemonte e dell’Italia, segnando il destino di queste montagne.
Questo libro, con un’attenta analisi del territorio attraverso le fonti storiche e materiali, ci fornisce per la prima volta un quadro completo di tutte le vicende storiche che hanno avuto come protagonista l’Assietta, prima e dopo la battaglia, dal XVIII secolo fino ai giorni nostri. Il ritratto di una montagna “viva”, ricca di vestigia di un glorioso passato, con resti di fortificazioni e di antiche rotabili militari, tanto da essere considerata un vasto museo all’aperto, sempre più apprezzato da appassionati e turisti.