Le suggestive immagini delle riviste d’epoca raccolte in questo volume e inquadrate storicamente con le vicende alle quali si riferiscono, sono un’ulteriore conferma della popolarità di un Corpo militare nato in sordina, ma affermatosi con una straordinaria rapidità e capillarità: non è un caso che oggi, a più di 150 anni dalla fondazione e dopo la sospensione della coscrizione obbligatoria, gli Alpini conservino una fortissima identità e siano in grado di mobilitare migliaia di iscritti nelle adunate annuali. Nelle guerre del Novecento italiano gli Alpini al fronte furono solo una frazione dei milioni di soldati del Regio Esercito. Ma la memoria dei conflitti è assai più legata ad essi (l’Ortigara, il Monte Grappa, il Pasubio, l’Albania, la Russia) che non alle migliaia di fanti che pure combatterono accanto a loro. Una peculiarità che, tramandata nelle tavole raccolte nel volume, nel corso dei decenni si è trasformata in patrimonio collettivo della Nazione.
“II Drago! Abbiamo visto il Drago, la notte di Ognissanti. La fine del Tempo è su di noi!”
E’ soltanto la profezia di un vecchio monaco che si aggira per le strade di Chambery, tuonando giudizi e imminenti castighi?
In citta, prigioniero del vescovo, c’è uno straniero pagano: Illait di Isley, custode dell’antico sapere druidico. E ci sono Amboise de Montsaivy, studioso e medico d’indiscussa fama, e la giovane Adelaisa, che Amboise sta conducendo al marchese Olderico Manfredi, nella Marca di Torino, perché è la sua promessa sposa. E infine c’è il capitano Colin Bois, il mercenario assoldato per accompagnarli.
Per tutti è l’inizio di un viaggio avventuroso che li trascinerà lungo la Valle di Susa fino alla nascente Sacra di San Michele.
Ma è anche l’inizio di un’unione che li portera molto più lontano.
L’appuntamento fissato per Amboise de Montsaivy è uno di quelli cui non si può mancare: il terzo giorno dopo la festa di San Giovanni deve presentarsi a Cluny per affrontare il giudizio cui l’ha costretto Chaffre de Revard. Ma Valentin, alchimista in Auxerre e amico di gioventu, gli chiede aiuto: dal Natale precedente, gli è stato proibito d’incontrare la nipote Agnes, novizia presso il monastero di Sainte-Madeleine di Vezélay, e di lei non sa più nulla.
Amboise, la giovane Artemisia, Illait di Isley e Colin Bois si trovano così coinvoiti in un mistero, perché dalla cella in cui è custodita la fanciulla, muta dalla nascita, si alza spesso un canto melodioso, in una lingua incomprensibile. E la badessa del monastero è la bella Maude de Belley, i cui poteri oscuri si infrangono contro quelli di Illait. Quel mese di giugno dell’anno Mille, gravido di eventi nefasti, vedrà trasformarsi molte vite sulla falsariga della Grande Opera alchemica.
Autunno Anno Mille. Amboise de Montsaivy è chiamato dal signore di Boscozel per curare sua nipote, caduta in un sonno senza risveglio lo stesso giorno in cui la sorella è rinvenuta uccisa. Ma ci sono eventi che Amboise de Montsaivy ha taciuto ad Artemisia, Illait e Colin, che come sempre lo accompagnano, e che vent’anni prima lo hanno strettamente legato alla casa di Vion, con la bella e sfortunata Alix, e alla casa di Boscozel con la feroce follia del suo ultimo signore Rais.
Per Rais ora la venuta di Amboise e la scoperta della giovane Artemisia sono il segno atteso, è la sua ultima occasione per la conquista delle terre del suo nemico. Per Guigues de Vion sono l’accettazione del passato con tutte le sue tragedie, e del futuro con il proprio destino di potere. Ma nel momento piu difficile giunge a Manthes il monaco Leon de Vezélay, strumento della vendetta del suo vescovo. Con la sua venuta gli eventi precipitano, e prendono corpo gli intrighi per confondere e nascondere le molte verita, da quella della morte della piccola nipote di Rais alle verità di vent’anni prima, e tra fughe, agguati, assedi, battaglie e roghi Illait di Isley si ergerà a dispensatore di giustizia.
Jean Baptiste Nansél è un eremita, e vive in una grotta tra gli alti e selvaggi monti del Queyras. Inaspettatamente riceve il coronamento del sogno della sua vita di solitudine e di semplice santità: una Reliquia.
Gliela offre una donna bellissima, che ha il potere di apparirgli. Ma quella Reliquia, un Calice, fa gola a molti, e primo fra tutti al suo principe-vescovo Aymon d’Embrun, che lo imprigiona. Quando i suoi devoti, i cacciatori di lupi del Queyras, compiono un colpo di mano e lo liberano prendendo in ostaggio Artemisia, Colin ed Illait trascinandoli tra le montagne, si stringe il primo nodo di una rete tessuta da Maude de Belley e si spezza la realtà tra il presente e un altro tempo, in un altro luogo, dove tutto può essere stravolto.
Con fughe tra foreste e montagne coperte di neve, tuffi nel passato del giovane druido e momenti nel luogo senza tempo dove diventa reale la più perfetta delle storie d’amore, si compie la lotta tra la parte luminosa e quella buia del Potere.
La lotta tra Illait di Isley e Maude de Belley, depositari di una conoscenza che li fa entrambi perseguitati in un mondo ormai cristiano.
Un piccolo pezzo di terra al sole, possibilmente vicino a casa è capace di dare tante soddisfazioni che non è facile immaginare. Cosa sono queste soddisfazioni è bene sottolinearlo perché consentono di vivere con le stagioni quotidianamente, di fare una salutare ginnastica, di dimenticare con facilità i guai del Paese dopo aver letto il giornale, di chiudersi in un solitario distensivo colloquio con la terra e le piante, di regalare prodotti sani alla mensa senza trasporti, marciumi, antivegetativi, scontrini di cassa.
Amministratori oculati in molte grandi città hanno lottizzato terreni per l’orto di famiglia con tanto di casotto per attrezzi e riparo, naturalmente tutti uguali e di piacevole presenza.
Da ferroviere dilettante ho avuto la gradita sorpresa di suscitare l’interesse e il consenso dei lettori; la prima edizione è stata esaurita in breve tempo. Ora, accogliendo le cortesi richieste di amici, amatori, enti, il libro viene nuovamente pubblicato grazie all’interessamento di un giovane e dinamico editore particolarmente interessato ad argomenti di storia piemontese e della valle di Susa. La prima parte è dedicata alle vicende della Mont-Cenis Railway con un accenno alle altre ferrovie Fell; per chi vuole descrizioni e dettagli tecnici c’è la seconda parte, in cui sono illustrate le locomotive e i particolari dispositivi. Un cordiale ringraziamento va allo storico ferroviario inglese F.K. Pearson, che ha fornito molte interessanti notizie dal suo inesauribile archivio e a Mr. J. Cooke per le belle stampe da riviste dell’epoca e all’Institution of Civil Engineers di Londra che ha rintracciato i disegni tecnici della prima locomotiva Fell.
Fu fondamentale la presenza e il ruolo delle donne nei lavori della Costituente: rappresentò il primo ingresso femminile nella costruzione della Democrazia del Paese uscito da vent’anni di regime fascista e da un lungo periodo di guerra. L’Assemblea Costituente fu un vero e proprio spartiacque della condizione femminile, mortificata da una Storia scritta e raccontata per molto tempo solo al maschile.
Bruna Bertolo evidenzia in queste pagine la partecipazione straordinaria delle donne al voto del 2 giugno 1946, la grande emozione che accompagnò per ognuna di loro la consegna della scheda nell’urna e mette in risalto l’impegno che le 21 donne elette offrirono alla realizzazione della Costituzione. L’autrice sottolinea in particolare il ruolo delle tre piemontesi, Rita Montagnana, Teresa Noce, Angiola Minella che, pur non elette in Piemonte, seppero offrire un esempio significativo di impegno, di competenza, di tenacia, in un periodo ancora tutto da costruire come il dopoguerra. A loro, e alle tante donne che vissero pagine incredibili di sofferenze nel percorso che precedette la Liberazione, è dedicato questo volume. Seppero credere che un mondo diverso da quello della violenza del regime e della guerra fosse possibile.