Le montagne che uniscono Valsusa con la Dora Riparia e Brianzonese con la Durance sono da sempre caratterizzate dalla peculiarità di svolgere un’azione di cerniera tra territori e popoli molto più che di segnare un confine tra stati. Certo le guerre hanno diviso gli spartiacque che vengono rafforzati con fortificazioni che hanno separato uomini e donne che questi luoghi hanno vissuto, plasmato e modificato. Le fortificazioni che tanto hanno intimorito le genti dei due versanti, non hanno impedito le frequentazioni ed i commerci tra le differenti comunità alpine. Sono loro, nel maestoso contesto alpino che le ospita, le vere protagoniste di queste escursioni con le miniere, i manufatti, i luoghi nel tempo, nella dimensione della riscoperta di un passato, remoto e prossimo, ancora strettamente correlato con il presente.
La storia dei valichi alpini di buona parte delle Alpi Occidentali coincide con la storia di casa Savoia. I valichi delle Alpi Occidentali che interessano Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria si trasformano in un vero e proprio articolato e complesso sistema di comunicazioni a partire dal XIV-XV secolo, quando il casato sabaudo rivolge progressivamente la propria attenzione al Piemonte. Sino ad allora gli interessi dei Savoia gravitavano attorno alla regione ginevrina, al Vaud, alla Savoia. In una prospettiva di allargamento, per andare au-delà des Alpes, gli assi di movimento si configurarono subito lungo la Valle di Susa e la Valle d’Aosta col Piccolo e Gran San Bernardo, e più tardi, nel XVI secolo, anche lungo i passi cuneesi, che diventano “accessi” fondamentali verso la pianura e il mare. Questo libro è quindi indirizzato a viaggiatori curiosi che riescano a coglierne il messaggio per un turismo intelligente e stimolante.
Gli itinerari di questo libro sono stati scelti per essere raggruppati a tematiche storico-artistiche, dove anche l’aspetto naturalistico e paesaggistico è di primaria importanza. Se con il trattato di Utrecht del 1713 l’Alta Valle della Dora passava al Piemonte, ha conservato però manifestazioni artistiche, architettoniche e figurative di tradizione ancora tipicamente francofona, per ragioni di vicinanza e di affinità che neanche i nuovi confini hanno potuto cancellare. I due territori della Durance e della Dora, francese e italiano, sono caratterizzati infatti da molti valichi stradali che consentono facilmente l’accesso ad entrambi i versanti con ampie vallate caratterizzate da ricchezze che ben attestano la comune appartenenza.
La montagna della vittoria Piemontese sulle truppe francesi (19 luglio 1747)
Sulla cresta che divide l’alta Valle della Dora da quella del Chisone sorge la Testa dell’Assietta (2556 m), dove fu combattuto, il 19 luglio 1747, il più importante scontro tra Piemontesi e Francesi: un fatto che cambiò la storia del Piemonte e dell’Italia, segnando il destino di queste montagne. Questo libro, con un’attenta analisi del territorio attraverso le fonti storiche e materiali, ci fornisce per la prima volta un quadro completo di tutte le vicende storiche che hanno avuto come protagonista l’Assietta, prima e dopo la battaglia, dal XVIII secolo fino ai giorni nostri. Il ritratto di una montagna “viva”, ricca di vestigia di un glorioso passato, con resti di fortificazioni e di antiche rotabili militari, tanto da essere considerata un vasto museo all’aperto, sempre più apprezzato da appassionati e turisti.
Il 10 giugno 1940, l’Italia entrava in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. I primi quindici giorni dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale ebbero come teatro delle operazioni proprio la frontiera occidentale del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Riviera Ligure. Il rombo del cannone tuonò sulle montagne e i soldati italiani attaccarono i francesi che, protetti dalle opere fortificate, erano ben decisi a resistere. Il racconto di quei giorni rivive in queste piacevoli pagine di storia per non dimenticare le testimonianze di quei protagonisti che si trovarono, loro malgrado, proiettati in una serie di eventi epocali che avrebbero cambiato la propria esistenza e il volto del paese.
Dall’autunno del 1944 sulle Alpi occidentali si creò un nuovo fronte difensivo, certamente non così famoso come la Linea Gotica, ma che assunse subito una grande importanza. Su questa linea si combatté per mesi una strana guerra di posizione tra le truppe del risorto esercito francese del generale De Gaulle, rifornito dagli alleati angloamericani, e quelle tedesche, affiancate dai reparti della Repubblica Sociale di Mussolini. I difensori, bloccando i nemici sulla cresta alpina, sventarono l’aggiramento delle difese tedesche stanziate nella Pianura Padana. De Gaulle giocò sulle Alpi anche un’altra partita: certo ormai della vittoria alleata, attese il momento opportuno per scatenare l’offensiva finale ed occupare le aree nord occidentali del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta, che voleva rivendicare come riparazione per l’attacco contro la Francia del 1940. Ma l’ultima battaglia delle Alpi, combattuta pochi mesi prima della Liberazione e della conclusione definitiva del conflitto, fermò ancora una volta gli attaccanti sulle creste di confine, giocando un ruolo determinante nello stabilire gli equilibri dell’immediato dopoguerra.
“Compiuta la traversata, approdarono a Genesaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.”
(Mt.14,34-36)
I venti mesi della lotta resistenziale, a partire dall’8 settembre, vengono qui focalizzati soprattutto in un determinato limite territoriale che coincide con le zone alpine, le valli e le città del Piemonte in cui quel movimento nacque e si affermò. Accanto alla guerra portata avanti dagli Alleati, il grande movimento resistenziale non coinvolse soltanto i partigiani saliti sulle montagne, ma l’intera popolazione, le donne in primo piano, gli operai nelle fabbriche, i soldati che dissero di No alle lusinghe nazifasciste, affrontando lunghi periodi di prigionia nei campi di lavoro in Germania. Una Resistenza civile, oltre che militare, che coinvolse una parte significativa della popolazione, come riconosciuto dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il 23 settembre 2016 ha apposto sul Gonfalone della Regione Piemonte la Medaglia d’oro al Merito civile per il ruolo avuto dalla popolazione durante la lotta di Liberazione.
Adelaide è vissuta mille anni fa; le scelte da lei fatte e gli eventi della sua vita sono stati così rilevanti da incidere profondamente nel corso dei secoli sulla storia della dinastia sabauda, del Piemonte, della Savoia e dell’Italia. Il volume, attraverso approfondimenti storici e un racconto in lingua italiana e francese tratteggia i tratti più significativi di questa straordinaria figura femminile, concedendosi uno sguardo a Susa, città molto amata dalla Contessa, custode per eccellenza della sua illustre memoria.
Piloti, tantissimi piloti: campioni qualcuno. Tra gli uni e gli altri, in centovent’anni di storia, la Susa-Moncenisio ha visto sfilare, lungo i tornanti della antica strada napoleonica che sale verso il Moncenisio, migliaia di persone.
Gli spettatori appassionati di motori, pronti ad applaudire i loro “Cavalieri del Rischio” – così Enzo Ferrari amava definire i grandi piloti che la Susa-Moncenisio hanno corso – e le tante persone che, spesso dietro le quinte, hanno contribuito a mantenere viva una competizione che è anche un pezzo della nostra storia, patrimonio immateriale unico e speciale.
Ogni volto ha un nome e ogni nome è legato ad una storia. Storie anche minime che, insieme, fanno la storia speciale della Susa-Moncenisio.
