Con questa pubblicazione il ‘Comitato Tridentina 1942-2018’, nato all’interno delle sezioni di Torino, Asti e Val Susa dell’Associazione Nazionale Alpini, vuole ricordare la partenza per la Russia, avvenuta nel luglio 1942 dalle stazioni ferroviarie di Torino, Asti, Chivasso, Avigliana e Collegno, delle unità e dei reparti della divisione alpina Tridentina, che avevano soggiornato per un anno in Piemonte svolgendo qui la preparazione per la nuova campagna di guerra. Per gli alpini piemontesi è un dovere morale ricordare quei giovani lombardi e veneti, che sono stati ospitati per un anno in questa regione, anche per le indicibili sofferenze cui sono andati incontro poco dopo in quella disastrosa campagna di guerra e per i tanti che non sono più tornati. L’anno trascorso in Piemonte fu per quei giovani alpini un periodo sereno prima della tempesta e in questo libro si ripercorrono quei dodici mesi grazie alle notizie raccolte non solo nei diari storici della divisione, ma anche nelle testimonianze dei reduci intervistati in questi anni, nei loro diari, in alcune pubblicazioni e nel racconto di due scrittori, Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern, che facevano parte della Tridentina ed erano stati nel torinese prima di partire per la Russia.
La storia di Ugo è come un fiume a cui confluiscono tanti torrenti più o meno impetuosi, ognuno con la sua storia e con il suo stile narrativo. Il protagonista è, come tutti noi, il frutto di mille esperienze che hanno modellato il suo animo come fa l’acqua con la roccia. Nel fluire della storia affiorano ricordi, tristezze, sogni, amori a volte descritti con estrema poesia. Ugo ti sorprende. E mentre scorre il fiume con i suoi variegati apporti, il lettore si lascia coinvolgere dal ritmo alterno, dai mulinelli stilistici per poi giungere non ad una foce bensì alla tranquillità di un lago.
Questo libro consta di due parti ben distinte ed è soltanto la prima che tratta minutamente la gloriosa vicenda della rivoluzione avvenuta in Milano nel marzo del 1848, riuscita a cacciare la dominazione austriaca, rivoluzione detta delle « Cinque Giornate ». Vi è protagonista un ragazzo allievo dei Martinitt, famoso orfanotrofio milanese che allevò giovani tra i quali molti hanno saputo raggiungere alte mete nel campo del lavoro.
Le due parti sono naturalmente guidate dai medesimi protagonisti,Alberto Biraghi e Clara Nonis, legati fra loro dal più squisito amore.
Nell’immaginario collettivo le principesse e le regine acquistano sempre la dimensione delle favole. In questa ricerca Bruna Bertolo entra, quasi in punta di piedi, nella dimensione umana di queste donne che spesso portarono corone davvero pesanti. Ci racconta dei matrimoni imposti per motivi dinastici ad adolescenti che si affacciavano alla vita già in fondo rassegnate ad un destino spesso deciso quando erano poco più che bambine. Le donne di Casa Savoia ebbero sicuramente un ruolo minore rispetto ai consorti, anche se alcune di loro riuscirono ad emergere, per la loro cultura, per la loro grande fede che le portava a individuare, nella realtà sociale e politica molto complessa in cui spesso vissero, situazioni e problemi di difficile soluzione. Nella lunga e difficile storia delle donne di casa Savoia ci sono Sante, ci sono Madame Reali, ci sono Regine che hanno avuto corone di spine. Ci sono donne che hanno comunque cambiato anche il destino della dinastia più antica d’Europa, come la contessa Adelaide.
E, nel secolo più difficile per Casa Savoia, il 900, anche una figura che pagò colpe non sue, come la principessa Mafalda, alla quale è dedicata la copertina.
Assennatezza e risparmio,consigli di ieri utili anche oggi
Pesce fritto (con pochissimo olio), Vitello ubriacato,insalata senza olio, frittata con avanzo di minestra, erano solo alcune delle numerose ricette consigliate dalle varie Petronilla, zia Laura, zia Lena e altre ancora. Nel ventennio fascista, attraversato da illusioni di grandezza e potere, da guerra e miseria, la fantasia femminile si è dimostrata ancora una volta degna di rispetto. Le donne (mogli, mamme, massaie, angeli e guerriere) sono state in prima linea nella lotta quotidiana per la sopravvivenza. “E, soprattutto, era doveroso saper riflettere per prevedere, prevenire, non sprecare, mantenere sempre e comunque l’armonia famigliare malgrado tutto.” Dalla battaglia del grano ai surrogati, dall’arte cucinaria dei futuristi all’autarchia, un viaggio attraverso una parte della nostra Storia, con consigli di assennatezza e risparmio che possono rivelarsi utili anche …in questi tempi.
Un libro che racconta alcuni momenti del pozzo più nero e profondo del nostro ’900: la Shoah.
E lo fa attraverso una storia forse meno conosciuta, la deportazione femminile. Uomini e donne furono ugualmente sommersi, ma le donne subirono violenze che le depredarono anche della loro femminilità. Bruna Bertolo parte dalle leggi razziali del 1938 per spiegare il clima di emarginazione che crebbe nei confronti degli ebrei. Racconta le feroci stragi del Lago Maggiore, sottolineando soprattutto alcuni personaggi femminili. Ricorda la grande razzia degli ebrei nel ghetto di Roma e l’unica donna sopravvissuta, Settimia Spizzichino.
Evidenzia le prime testimonianze femminili con gli scritti di Luciana Nissim, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Frida Misul, Alba Valech. Termina con le “Voci di oggi”: Edith Bruck, Goti Bauer e Liliana Segre.
Nella prefazione del volume di Liana Millu, Il fumo di Birkenau, parlando delle donne rinchiuse in questo Lager, Primo Levi scrisse: “La loro condizione era assai peggiore di quella degli uomini e ciò per vari motivi: la minore resistenza fisica di fronte a lavori più pesanti e umilianti di quelli inflitti agli uomini; il tormento degli affetti familiari; la presenza ossessiva dei crematori, le cui ciminiere, situate nel bel mezzo del campo femminile, non eludibili, non negabili, corrompono col loro fumo empio i giorni e le notti, i momenti di tregua e di illusione, i sogni e le timide speranze”.
Molte sono ormai le guide turistiche dedicate alla Via Francigena che, peraltro, ha una percorribilità abbastanza incerta. Questa però è la storia dei diversi percorsi che hanno attraversato i paesi della Valle di Susa e Cenischia con gli antichi ricoveri di accoglienza, per lo più religiosi, che sono sopravvissuti e mantengono inalterato il loro fascino nel tempo. Sono così descritti nelle loro particolarità i paesi che dal Monginevro e dal Moncenisio si incontrano nella città di Susa e di qui, fino a Torino attraverso la bassa Valle di Susa. Anche se la viabilità attuale della Via Francigena è incerta, questo è un testo che richiede più storia che abilità e resistenza fisica.
Il fulcro di questo volume è dato dal libro sulla “Bell’Alda” che ci fa conoscere un Calandra autore dimenticato, scrittore, pittore ed illustratore minuzioso quanto curioso e gentile nelle sue novelle. Nel libro si trovano integrazioni di altri autori comeAngelo Brofferio con “La Bell’Alda e i laghi di Avigliana”, Massimo D’Azeglio con “La Sacra di San Michele” ed i suoi dipinti, terminando con Pietro Galateri nello scritto “Arnaldo Dalla Rosa Romanzetto storico”.