Giovanni Carron e la nascita di Buttigliera nel contesto dello Stato sabaudo dei secoli XVII e XVIII e delle riforme di Vittorio Amedeo II.
Le proprietà terriere, le coltivazioni e gli allevamenti. Le abitazioni, l’istruzione e il sistema scolastico. La sanità, le epidemie di colera e l’armadio farmaceutico. La leva militare nelle guerre risorgimentali. Le vie di comunicazione e i mezzi di trasporto. La costruzione della ferrovia e l’avvento del telegrafo. Il nuovo acquedotto.
L’industrializzazione, la famiglia Vandel e la costituzione della comunità di Ferriera.
I primi conflitti di lavoro. Il triste declino della famiglia Carron. Le avversità e i lutti nella prima Guerra Mondiale. Strade, vie e piazze, la toponomastica attraverso il tempo.
Momenti di vita in un piccolo paese, ora frazione di Bussoleno.
Un racconto a più voci nato dalle testimonianze di molti Forestini e dall’amore dell’autore per la narrazione di aneddoti e ricordi personali.
Riaffiorano così alla memoria tradizioni, credenze popolari, epiteti, personaggi caratteristici e tanto altro, il tutto infarcito di termini in piemontese ed in patois.
Di quest’ultimo è presente anche un dizionarietto.
Una lettura piacevole che permetterà di immergersi in un lontano passato che oggi non c’è più, ma di cui è bene serbare il ricordo.
Due amanti, il cui destino li ha imprigionati in un vortice perenne, e ogni volta la fiamma del loro amore si riaccende ardente.
L’effetto farfalla condurrà alla distruzione, l’amore malato alla condanna, ma la consapevolezza li guiderà alla salvezza.
Mi chiamo Argentea, sono una fata di diciassette anni, principessa nel mondo di Asea. Fino a poco tempo fa, mi sentivo sola e una delle peggiori fate probabilmente mai esistite. Tutto cambiò quando, la minaccia del re del mondo di Inedia Mason ci piombò come una valanga di macigni addosso: ma quello non fu niente in confronto a quando lo vidi per la prima volta: occhi selvaggi che sussurravano follia, violenza e rabbia. Non solo avrei dovuto mantenere la pace fra il mio popolo e il suo, avrei anche dovuto salvare i terrestri, coloro che ai tempi ci hanno costretti ad abbandonare la nostra terra.
Asea vi ha perdonati e anche io, ma non il mondo oltre allo specchio, Inedia. Guerrieri di un regno spietato erano pronti alla vendetta. È giunta l’ora, non sono più sola grazie alla fiducia dei meravigliosi amici che mi sono costruita durante il cammino. Mai avrei creduto di affondare fra le labbra dell’oscurità.
Questo libro è dedicato al gruppo alpini di Chiusa San Michele, che quest’anno festeggia gli ottanta anni dalla fondazione, avvenuta nell’aprile del 1931. Nell’intraprendere l’approfondita ricerca storico-archivistica che è alla base di questa pubblicazione, abbiamo voluto che il testo ripercorresse la storia dei giovani di Chiusa di San Michele che hanno fatto il militare nel corpo degli alpini, a partire dalla sua fondazione (1872) fino ai giorni nostri, ora che la naia non è più obbligatoria e a che a fare il militare ci vanno soltanto i volontari. Abbiamo voluto che le note biografiche fossero accompagnate dalle testimonianze e dai ricordi raccontati in prima persona o dai famigliari, cercando il più possibile di dare a tutti uno spazio, dall’alpino che ha portato la statua della Madonna sul Rocciamelone a quelli che hanno combattuto nei deserti libici. Dagli alpini mandati a combattere sul fronte francese, in Grecia, nei Balcani, alle dure naie degli anni Cinquanta e Sessanta, dai bisnonni ai pronipoti (veci e bocia) che l’alpino lo fanno anche solo per tre settimane con il progetto “Vivi le forze armate”. Così è stato possibile verificare che anche in un piccolo paese come Chiusa, essere alpino, ancora prima di essere soldato, è appartenere ad una specie particolare di uomo, che conserva i sentimenti più dolci per la famiglia. E che quando parte soldato compie fino in fondo il proprio dovere per amore della patria. L’alpino, anche quando è in congedo, continua ad essere alpino e conserva il suo cappello come la più preziosa delle reliquie: è sempre pronto ad aiutare gli altri nel momento del bisogno, senza chiedere mai nulla in cambio, e lo fa sempre in silenzio.
I primi cento anni della sezione alpini di Vercelli sono rappresentati in questo volume attraverso racconti e fotografie. Non si tratta di un vero e proprio libro storico, ma di una raccolta di argomenti significativi che hanno caratterizzato questi cento anni. Strutturato in cinque parti, il percorso parte dalle origini, per poi affrontare i grandi temi vissuti a livello nazionale che hanno trovato riscontro nella realtà vercellese, la vita contemporanea, la presenza sul territorio attraverso i suoi diciotto gruppi ed infine un’appendice che raccoglie alcune curiosità. La stesura ha visto l’impegno e la collaborazione di alcuni studenti di scuola media secondaria che hanno avuto l’occasione di conoscere la storia di alcuni nostri “veci” e vedere da vicino l’impegno quotidiano profuso nel volontariato attraverso il gruppo di Protezione Civile.
1924-2024: continuare verso il futuro, è il titolo giusto per un libro fotografico che vuole trasmettere il nostro stile di vita, i nostri valori e soprattutto la capacità di farne memoria, attraverso qualche migliaio di alpini vercellesi che in questi cento anni hanno voluto raccogliere lo zaino delle glorie dei nostri avi per portarlo verso il futuro.
Le principali fortezze militario residenze nobiliari
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione.
Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia. Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.
Pubblicando vecchie fotografie non si vuole soltanto rievocare l’ambiente e il modo di vivere di una società che va scomparendo o il rimpianto sterile per un mondo contadino che richiedeva ai montanari una vita di rinunce oggi inconcepibile, ma vuole essere un documento storico insostituibile e prezioso di una condizione umana che difficilmente potrebbe essere delineata in tutte le sue complessità solo mediante fonti scritte.
Il tempo, sono gli ultimi anni dell’800 e i primi decenni del’900, anni decisivi per la costruzione del nuovo stato italiano e il miraggio di più facili fonti di sostentamento, legate allo sviluppo dell’industrializzazione in tutta la valle.
Le persone, una popolazione di contadini tenaci e innamorati della propria terra costretti ad affrontare una delicata fase di trasformazione che dava luogo a quel fenomeno di abbandono delle borgate alpine e allo spopolamento delle campagne.
I luoghi, partendo da Claviere, al confine con la Francia e dal Moncenisio, ancora italiano, fino alle porte di Torino seguendo il corso della Duria Minor (Dora Riparia) toccando 41 comuni.