Storia e immagini degli alpini e degli artiglieri da montagna dalla guerra del 1943-45, passando all’esercito della Nato, fino ai giorni nostri. Nel primo volume (1872-1943) abbiamo conosciuto i nostri vecchi, i nostri nonni quelli che senza timore di smentite possiamo ben dire abbiano fatto la storia, l’epopea del nostro meraviglioso corpo. Ora invece partiamo dal 1943, dapprima gli anni difficili per tutti e poi gli anni di ricostruzione, del boom economico e poi del lento declino della nostra economia. Anni che hanno sempre avuto nelle nostre brigate, nei nostri reggimenti, battaglioni e compagnie il luogo in cui la maggior parte di noi ha trascorso i mesi scanzonati di quella leva che purtroppo demagogia e politica hanno cancellato. Non ci resta che sperare nella mininaja, dove già parecchi nostri ragazzi hanno potuto provare in pillole quella che era la vita di caserma, le fatiche delle marce, la disciplina formativa. Dall’archivio fotografico dell’autore sono uscite immagini curiose di momenti di naja, di grandi adunate, di feste. Grazie quindi anche ai fedeli custodi di questo patrimonio visivo, a tutti coloro che hanno aderito con passione ed entusiasmo all’appello lanciato mesi orsono mentre il progetto librario prendeva corpo.
Le suggestive immagini delle riviste d’epoca raccolte in questo volume e inquadrate storicamente con le vicende alle quali si riferiscono, sono un’ulteriore conferma della popolarità di un Corpo militare nato in sordina, ma affermatosi con una straordinaria rapidità e capillarità: non è un caso che oggi, a più di 150 anni dalla fondazione e dopo la sospensione della coscrizione obbligatoria, gli Alpini conservino una fortissima identità e siano in grado di mobilitare migliaia di iscritti nelle adunate annuali. Nelle guerre del Novecento italiano gli Alpini al fronte furono solo una frazione dei milioni di soldati del Regio Esercito. Ma la memoria dei conflitti è assai più legata ad essi (l’Ortigara, il Monte Grappa, il Pasubio, l’Albania, la Russia) che non alle migliaia di fanti che pure combatterono accanto a loro. Una peculiarità che, tramandata nelle tavole raccolte nel volume, nel corso dei decenni si è trasformata in patrimonio collettivo della Nazione.
Questo libro è dedicato al gruppo alpini di Chiusa San Michele, che quest’anno festeggia gli ottanta anni dalla fondazione, avvenuta nell’aprile del 1931. Nell’intraprendere l’approfondita ricerca storico-archivistica che è alla base di questa pubblicazione, abbiamo voluto che il testo ripercorresse la storia dei giovani di Chiusa di San Michele che hanno fatto il militare nel corpo degli alpini, a partire dalla sua fondazione (1872) fino ai giorni nostri, ora che la naia non è più obbligatoria e a che a fare il militare ci vanno soltanto i volontari. Abbiamo voluto che le note biografiche fossero accompagnate dalle testimonianze e dai ricordi raccontati in prima persona o dai famigliari, cercando il più possibile di dare a tutti uno spazio, dall’alpino che ha portato la statua della Madonna sul Rocciamelone a quelli che hanno combattuto nei deserti libici. Dagli alpini mandati a combattere sul fronte francese, in Grecia, nei Balcani, alle dure naie degli anni Cinquanta e Sessanta, dai bisnonni ai pronipoti (veci e bocia) che l’alpino lo fanno anche solo per tre settimane con il progetto “Vivi le forze armate”. Così è stato possibile verificare che anche in un piccolo paese come Chiusa, essere alpino, ancora prima di essere soldato, è appartenere ad una specie particolare di uomo, che conserva i sentimenti più dolci per la famiglia. E che quando parte soldato compie fino in fondo il proprio dovere per amore della patria. L’alpino, anche quando è in congedo, continua ad essere alpino e conserva il suo cappello come la più preziosa delle reliquie: è sempre pronto ad aiutare gli altri nel momento del bisogno, senza chiedere mai nulla in cambio, e lo fa sempre in silenzio.
È la storia di un gruppo alpini, quello di Rivoli, che nel 2014 festeggia i suoi novant’anni di vita; una testimonianza viva e vitale di quello che è stato fatto in tanti anni di vita associativa per la comunità e sul territorio; ma è anche la storia delle truppe alpine, degli alpini in congedo e dell’associazione che li rappresenta, l’Ana.
Un grande passato, che anche il gruppo di Rivoli ha contribuito a scrivere; non a caso tra i suoi soci fondatori ci sono diversi rivolesi del battaglione Exilles, che all’inizio della Grande guerra hanno costruito una delle pagine più eroiche del corpo conquistando il Monte Nero.
Il libro raccoglie non solo dati e informazioni, ma anche sensazioni, emozioni, sentimenti. Obiettivo, senza retorica, non glissa di fronte a insuccessi o a vicende scomode, ma li presenta senza pregiudizi e riesce a trasmettere lo spirito alpino, specialmente quello del gruppo di Rivoli, che ha sempre alto il senso del dovere.
Se dopo tanti anni gli alpini sono più vivi che mai, lo si deve certamente all’Ana, ma anche a sezioni battagliere come quella di Torino e a gruppi cocciuti come quello di Rivoli, che non ha mai mollato e ha saputo adattarsi al cambiamento dei tempi.
Diario dell’ultima missione della “Taurinense” nel Paese degli aquiloni
Il Diario da Herat è il blog degli Alpini della Brigata ‘Taurinense’ ospitato sull’edizione web del quotidiano La Stampa, che ora viene proposto in un volume riccamente illustrato che restituisce un’immagine inconsueta dell’Afghanistan, raccontato da alcuni giovani protagonisti che lo hanno vissuto in prima linea. Nel libro, oltre alle cronache della missione del contingente italiano nel semestre che si è concluso a marzo del 2013, ci sono approfondimenti e curiosità che fanno emergere particolarità che soltanto chi opera quotidianamente a contatto con la realtà del Paese degli aquiloni può cogliere.
“La vocazione spiccatamente operativa di questa gloriosa Grande Unità ha portato, negli ultimi vent’anni, i militari che prestano servizio nelle sue fila ad essere impiegati in tutte le più onerose e difficili operazioni internazionali”.
Dalla prefazione del Generale Claudio Graziano,
Capo di Stato Maggiore dell’Esercito
Con questo lavoro ci auguriamo, oltre che di soddisfare le esigenze di un turismo sempre più qualificato, di poter dare un piccolo contributo alla valorizzazione dell’arte e della storia valsusine.
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione.
Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia.
Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.
Il panorama dei castelli in Piemonte è vario ed estremamente affascinante. Il castello medievale aveva un ruolo funzionale e simbolico: garantiva la difesa e l’autonomia degli occupanti e rappresentava un tangibile segno di potere e autorità. Nel passaggio dall’alto al basso medioevo i castelli fiorirono in tutta Europa ed il Piemonte, per la sua posizione strategica che va dalle Alpi alla pianura Padana, ne diventò una regione ricchissima. Molti castelli, come li vediamo oggi, nel tempo sono stati oggetto di rifacimenti, ristrutturazioni, restauri e se di alcuni si possono osservare solo dei ruderi, altri si sono perfettamente conservati come preziosi e vivi documenti di un’epoca.
Al di là del rigore storiografico il castello può essere anche inteso come un elemento del paesaggio dove la vera fruizione risiede nell’impatto visivo che queste costruzioni hanno, nelle suggestioni che mura, merli, torri svettanti nel cielo alimentano sempre, dando spazio all’immaginazione e all’emozione.
Questo libro si propone di esaminare in filigrana gli avvenimenti che hanno portato le armate sabaude e francesi a scontrarsi una volta per tutte in un luogo di così straordinaria bellezza. Ma non solo: con un’attenta analisi del territorio attraverso le fonti storiche e materiali permette di delineare per la prima volta un quadro completo di tutte le vicende storiche che hanno avuto come teatro la dorsale dell’Assietta, prima e dopo la battaglia, dal XVI secolo fino ai giorni nostri.