Fra tutti i monti dell’alta Valle di Susa, lo Chaberton è certamente il più conosciuto. La sua mole piramidale domina incontrastata le valli di Cesana e di Oulx, come una gigantesca sentinella dell’ultimo lembo di terra italiana prima della Francia. Sulla cima spiccano i ruderi della batteria Chaberton, il forte più alto d’Europa, il forte invincibile, i cui cannoni potevano sparare indisturbati, certi che non sarebbero mai stati contrastati dai pezzi nemici. Ai francesi, ben consapevoli della difficoltà di evitare i tiri dello Chaberton, quella fortezza rappresentò un’insanabile ferita all’orgoglio nazionale, un simbolo da eliminare al più presto, prima che potesse far danni irreparabili. Questo libro racconta la storia dello Chaberton e delle sue fortificazioni: la storia di un mito sfiorito troppo presto, ma che ancora emoziona, convincendo tanti escursionisti a salire in vetta ogni anno per visitarne i resti. Un lavoro per non dimenticare una montagna di guerra, di fuoco, di sofferenza, dove giovani vite furono sacrificate nel compimento del proprio dovere. Ricordare per rispettare, proprio in questo periodo, nel quale, cadute quelle frontiere per cui si combatteva, lo Chaberton si è trasformato in una grande montagna di pace e di sport, traguardo ambito di gare come l’Iron-bike, dove giovani atleti si confrontano duramente, ammirati da una grande folla di appassionati e di turisti.
Tra tutti i forti della cintura fortificata alpina voluta dai Savoia, il forte di Exilles nella Valle della Dora è certamente quello più ricco di storia. Conteso aspramente nel XVI secolo, quando non era che un modesto castello di frontiera del Delfinato francese, poi passato alla sovranità sabauda dopo il rapido assedio dell’agosto del 1708, il forte è sempre stato al centro delle vicende militari e politiche dell’alta valle. Come accadde ad altri forti alpini, fu distrutto per effetto del Trattato di Parigi del 1796, dopo le sconfitte subite dal Regno di Sardegna ad opera di Napoleone Bonaparte. Quando venne ricostruito, pochi decenni più tardi, in piena Restaurazione, risorse sulle sue stesse fondamenta, con un aspetto non molto diverso dall’imponente forte settecentesco plasmato dalle mani di Ignazio Bertola e di Lorenzo Bernardino Pinto. Qualcuno disse che era nato già vecchio e ricostruito solo per compiacere l’ormai scomodo alleato austriaco, che voleva difendere la frontiera tra Piemonte e Francia, per garantirsi da un’altra guerra contro i francesi.
Ma il “vecchietto” non deluse il suo ruolo e ancora a fine Ottocento ritornò ad essere il fulcro di ben due piazze militari, quella di Exilles e quella dell’Assietta, aree troppo importanti per essere trascurate dalla difesa del giovane Regno d’Italia.
Ora il forte di Exilles, il più grande monumento della Valle di Susa, costituisce un punto di partenza per il rilancio della valle e dei comuni olimpici, un luogo da vivere e da frequentare tutto l’anno, con iniziative culturali o con manifestazioni destinate ad un pubblico che ne apprezzi l’eccezionalità delle strutture e della sua lunga storia.
Fra la Valle di Susa e la Casa Savoia si è stabilito nei secoli un legame indissolubile: poco dopo il Mille essa divenne la prima terra piemontese ad accogliere i Conti di Moriana e di Savoia, consentendo a loro di aprire un varco al di qua delle Alpi, con il controllo dell’importante valico del Moncenisio. Da questo piccolo lembo di territorio, duramente contestato dall’Impero, dalle signorie feudali e dal potere dei vescovi torinesi, i Savoia si espansero prima a Rivoli e poi a Torino, creando le premesse per cambiare la storia del Piemonte e dell’Italia. La valle conserva tuttora importanti testimonianze legate alla millenaria dinastia, dai castelli di Susa, Bruzolo, Avigliana e Rivoli, al Forte di Exilles e alla Sacra di San Michele, dai ricordi delle imprese dei duchi Carlo Emanuele I e Vittorio Amedeo II alle emozioni suscitate dalle popolari visite del Principe di Piemonte Umberto di Savoia e di Maria Josè negli anni Trenta.Questo libro permette di ritrovare le preziose tracce del passato, affrontando con il lettore un viaggio affascinante alla scoperta dei personaggi di Casa Savoia, delle loro vicende e dei luoghi che li videro protagonisti.
Un’idea che a pochi è venuta in mente, o almeno, è venuta, ma non hanno ritenuto opportuno metterla in pratica. Parlo dell’idea di realizzare il famoso “Il Piccolo Principe” in bilingue, l’italiano nella pagina sinistra e nella pagina a fianco la traduzione in piemontese, il piemontese “dij Brandé”. Un modo di avvicinare chi non sa leggere il piemontese, tanto meno scriverlo, a questa “lingua” a volte bistrattata. La traduzione non è completamente letterale, bensì nel modo più consono della parlata piemontese. Un modo divertente, insomma!
Aneddoti e ricette popolari, borghesi, reali dell'800
Nel corso dell’800, il rapporto donna-cucina appare tutt’altro che scontato. Nel volume il ruolo nascosto delle donne che contribuirono alla costruzione dell’Unità d’Italia si delinea anche attraverso una serie di ricette che raccontano il diffi cile quotidiano di quegli italiani e di quelle italiane che lottarono per far sì che l’Italia non fosse solo più un’espressione geografica. La cucina si veste di semplicità nelle grandi pentole delle vivandiere al seguito dei soldati e dei volontari che combatterono dal Nord al Sud, al seguito dei garibaldini, nella impresa dei Mille. La cucina si veste di piatti raffinati nei salotti borghesi che costruiscono il sapere delle donne, luogo di incontro degli intelletti aperti al nuovo, alle idee liberali, alla costruzione di un’Italia sognata per decenni, edifi cata attraverso le società segrete, i moti insurrezionali, le guerre di indipendenza. La cucina si veste di eleganza con le ricette dei grandi cuochi nelle corti dei re che condussero la Storia, da Carlo Alberto a Vittorio Emanuele II, da Maria Luigia di Parma ai Borbone nel Regno delle Due Sicilie. Un’alta cucina, riservata all’alta società condotta da uomini e l’umile cucina delle cuoche del popolo, quella costruita con pochi ingredienti, con mezzi ridotti, piccoli forni, pentolame modesto, cuoche semplici capaci di inventare piatti dal nulla.
Il titolo “Dai pascoli ai ghiacciai” già propone una diversifi cazione di itinerari che vanno dall’escursionismo più semplice ad un alpinismo medio, accessibile ai molti curiosi della montagna che intendono percorrerla in tutta la sua estensione e varietà. E’ dedicato ai contemplativi che, per vedere di più salgono per vedere il mondo dall’alto. All’escursionista intelligente non resta che scegliere l’ambiente e le diffi coltà adatte per passare una o più giornate in armonia con la natura, badando alle avvertenze per evitare i rischi e i pericoli sempre possibili in un turismo di avventura e di esplorazione come è l’ambiente montano. E’ quindi un invito a percorrere il Piemonte e la valle d’Aosta con gli occhi di chi sa leggere nella natura e sulla neve le tracce di chi ci ha preceduto sui nostri monti e nei nostri villaggi.
Dai grandi invasi artificiali, come il Chiotas, il Devero, il Moncenisio o i laghi Lungo, Bruno e Badana, realizzati per produrre energia elettrica o dissetare Genova, ai racconti leggendari della Trota d’oro del Mucrone, di Soffio che deviò la cometa a Meugliano o del vecchio saggio e il suo caprone al Vej del Bouc, i laghi piemontesi hanno tutti una propria storia da raccontare. E poco importa se sia realtà o fantasia perché ogni raccolta d’acqua, anche la più piccola e sconosciuta, sa trasmettere il fascino di una nuova scoperta. Questo libro ne regala più di trecento!
Aerei spia nella seconda battaglia delle Alpi. Il fronte italo-francese visto dal cielo L’Aviation du Secteur des Alpes (Groupe 1/35) 1944 - 1945
Settembre 1944: dopo gli sbarchi sulle spiagge francesi, le armate alleate provenienti dalla Normandia a nord e dalla Provenza a sud si ricongiungono aprendo un nuovo fronte lungo le Alpi, con l’Italia ancora occupata.
Ha inizio la Seconda Battaglia delle Alpi.
L’aviazione francese è impegnata nel sorvolo e nell’osservazione del fronte con un piccolo reparto, l’Aviation du Secteur des Alpes (Groupe 1/35). Nonostante le difficoltà incontrate da piloti e velivoli nel volo in alta montagna, il Groupe 1/35 sorvolò quotidianamente il fronte, raccogliendo informazioni preziosissime per la pianificazione e la conduzione ) delle operazioni belliche.
Grazie al Journal de Marche del reparto, è stato possibile ripercorrere le vicende della Seconda Battaglia delle Alpi, attraverso una prospettiva inedita: dal cielo.
Il volume è arricchito da un importante apparato iconografico, in parte inedito.
La narrazione fantastica ha radici ancorate nel passato dei popoli. Tradizione orale, racconto che nasce dalla memoria di un narratore, uomo o donna poco importa, e si anima nelle sue parole, nella sua voce, che assume forma scritta per conservarne e diffonderne la memoria.
Il legame magia-leggenda è inscindibile. Il miracolo di un santo, un gatto nero che si scopre essere il diavolo, oppure una masca o una bàsura. Tutto è magico nelle leggende, fantastico, una commistione tra realtà e invenzione, è creatività narrativa trasmessa di bocca in bocca, lungo il corso delle epoche storiche.