Le 7 del mattino. Puntuali come sempre, i passi di una ragazza risuonano sotto le finestre dell’appartamento di Leo Delfos, si interrompono bruscamente e non riprendono più.
Che ne è stato della ragazza? L’indagine porterà Leo a scoprire una torbida vicenda d’amore e denaro che coinvolge il piccolo universo del V arrondissement e arriva fino ai salotti buoni di una Parigi elegante e insospettabile.
La montagna è luogo di turismo e sport ma anche di cultura del gusto, dei sapori e delle tradizioni culinarie legate a un territorio, in questo caso a quello delle nostre Vallate.
Nella tradizione della sua cucina sono radicate ricette che si sono fatte conoscere e apprezzare con i loro sapori forti, ricchi di proteine, di sostanza perché ideate per nutrire persone abituate al lavoro duro, ai climi rigidi, alla fatica.
L’estro umano, nonne e nonni in prima fila, non si è mai posto molti limiti e ha creato ricette fantasiose, buone, gustose e ideali per tutti i palati.
Mondo vegetale e mondo animale sono la montagna e diventano componenti essenziali del gusto e dell’arte della cucina.
I laghi sono sempre stati un elemento attrattivo capace di suscitare i sentimenti più vari; dalla quiete riposante al sogno, dall’ansia al mistero, dalla curiosità all’estasi della bellezza. Sulle loro sponde sono sorti villaggi, borghi, cittadine dove gli uomini hanno creato con quell’acqua, mai del tutto conosciuta, un’intimità profonda che hanno scritto, quasi scolpito nelle case, fissato nei mestieri, tramandato nelle tradizioni.
Scoprire un borgo e il suo lago significa dunque entrare nel frammento di una microscopica storia, unica e irripetibile, penetrandone gli anfratti più reconditi e i segreti più taciuti e infine aprire gli occhi sulla meravigliosa diversità di ognuno di quei fantastici e celati mondi.
Ogni anno gli Alpini si danno appuntamento per disputare la loro ‘Olimpiade’ invernale: i CaSTA, sigla che sta per Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, una grande manifestazione sportiva e militare alla quale partecipano atleti e squadre di nazioni di tradizione alpina. La manifestazione fu ideata più di ottant’anni fa per valutare – attraverso un confronto agonistico tra i migliori sciatori delle unità alpine – lo stato e i progressi dell’addestramento a muovere, sopravvivere e combattere in montagna e con gli sci.
Sono passati oltre cento anni dai primi esperimenti con gli sci ai piedi e la “raspa” per aiutarsi a “pattinare”; sono cambiate le tecnologie, i materiali, gli attacchi, il vestiario; è cambiato lo sci, allora sperimentazione d’avanguardia, oggi sport di massa che alimenta una delle attività turistiche più fiorenti del Paese. E diciamolo, sono cambiati gli Alpini: ieri erano giovani delle vallate, con le facce scavate da montanari e la parlata stretta in veneto o piemontese; oggi sono uomini e donne che provengono da ogni regione d’Italia, raccolti sotto il cappello con la penna. Eppure, tra questo presente e quel passato distante un secolo di storia, c’è un denominatore comune: la montagna...
Attraverso i nomi, i sacrifici, le fatiche, le paure, gli eroismi dei personaggi femminili del libro, l’autrice evidenzia alcuni dei tanti modi in cui le donne vissero da vere protagoniste i momenti essenziali della Resistenza piemontese. Accanto a nomi molto conosciuti, come Camilla Ravera, Ada Gobetti, Frida Malan, Bianca Guidetti Serra, Ernestina Valterza, mette in rilievo il ruolo determinante, ma spesso taciuto, delle giovani staffette, delle coraggiose combattenti, delle infermiere e delle dottoresse che si occuparono dei feriti, delle madri che affrontarono perdite atroci, delle deportate sopravvissute che testimoniarono con i loro racconti le barbarie dei lager.
“Un futuro di giustizia ha bisogno di memoria”
Obiettivo del volume è quello di evidenziare il ruolo, spesso considerato marginale, delle donne nella Resistenza piemontese. Un ruolo importante che si sviluppò in modi e forme diverse tra di loro. Nel corso della ricerca sono emersi tanti volti e tanti nomi: donne che si impegnarono con generosità ed entusiasmo, mettendo in secondo piano paure ed ansie, capaci di offrire aiuto e collaborazione anche in situazioni drammatiche. Nell’impossibilità di offrire ad ognuna delle tante “Resistenti” uno spazio tra le pagine del volume, la scelta è stata quella di raccontare alcune storie che potessero evidenziare alcuni dei tanti modi di impegno femminile. Una scelta non facile, ma necessaria. Un chiaro intento divulgativo per questo volume, in cui anche la parte iconografica riveste un ruolo importante ed è il frutto di un’ampia ricerca condotta su più fronti, negli Istituti della Resistenza che operano sul territorio piemontese, ma anche negli archivi personali generosamente messi a disposizione. Le donne inserite nelle pagine del libro rappresentano in un certo senso dei simboli e il loro nome contribuisce a far ricordare anche le tante donne che non compaiono ma che seppero dire no al fascismo e sì alla lotta per un’Italia libera e democratica.Palmiro Togliatti pronunciò una frase significativa: “Quando l’energia nuova delle donne entra con così grande impeto nella vita di un popolo, vuol dire che per questo popolo è spuntata l’aurora di un grande rinnovamento”.
Dieci fiumi segnano il territorio piemontese e valdostano raccogliendone le acque che scendono copiose dalle Alpi e dall’Appennino.
Dieci grandi vene, ognuna con le storie delle proprie genti raccontare: speranze, gioie, illusioni, dolori che l’acqua raccoglie e, sempre più lentamente, trascina fino al mare.
Dieci giganti, da sempre imparziali dispensatori di pace e prosperità, morte e distruzione.
Dieci solchi da scoprire a piedi o in bicicletta, dove natura e artificialità convivono in un curioso, continuo divenire.
Una corte aperta a ventaglio attorno ad un solo sovrano: il Po.
Questa raccolta di itinerari cicloturistici è rivolta a coloro che sono curiosi di scoprire gli angoli suggestivi di Torino, con percorsi che ci guidano fin nei punti più caratteristici della collina. È un viaggio tra storia e curiosità, sulle tracce dei re e dei borghesi, dei viaggiatori illustri che visitarono e soggiornarono a Torino e dei santi che raccolsero l’eredità umana più povera e più disperata. Quasi un romanzo, dunque, certamente un atto d’amore verso la città amata da artisti e filosofi perché come scrisse Montesquieu “Torino è piccola e ben costruita; è il più bel villaggio del mondo”.
Crocerossine, lavoratrici, giornaliste,femmes de plaisir, eroine, madrine….
Tra il maggio 1915 e il novembre 1918 milioni di uomini armati combatterono e morirono nelle trincee della Grande Guerra.
Nel fronte interno l’esercito silenzioso delle donne visse una guerra forse meno crudele ma certo faticosa e angosciante. Attraverso i nomi e le storie, spesso quasi dimenticate o ignorate, di tanti personaggi femminili, l’autrice mette in scena l’altro modo di fare la guerra. Le donne sostituirono gli uomini partiti per il fronte sui luoghi di lavoro, in fabbrica e in campagna. Le crocerossine curarono e consolarono, sfidando i bombardamenti e i pericoli. Molte, diventate bottino di guerra, subirono la violenza dello stupro.
Altre salirono per i pendii delle montagne con le gerle cariche di munizioni e viveri. Tanti modi sottovalutati e taciuti di vivere la guerra.
Ma la Grande Guerra la combatterono anche loro: le donne.
La millenaria storia illustrata della prima Capitale d’Italia
L’area dove sorge Torino è come un grande scrigno ricco di storia. Furono i Taurini, una popolazione celto-ligure, i primi colonizzatori della grande piana torinese, la loro presenza fu rilevante, tanto che dal loro nome derivò, in seguito, quello della città.
Sotto l’impero di Augusto nacque Julia Augusta Taurinurum, la città romana i cui segni, come la Porta Palatina, sono ancora visibili ai giorni nostri.
Il Medio Evo vide la vecchia città romana mutare sulla base delle esigenze dell’epoca.
In seguito vi fu l’arrivo dei Savoia e Torino assunse un ruolo sempre più importante, fino a diventare a pieno titolo e con grande merito la Capitale d’Italia.
E la storia continua...
Castelli, caserforti, strutture medievali e no, complessi che hanno perduto la loro primitiva fisionomia per acquistarne una nuova, eclettica e figlia del linguaggio costruttivo e decorativo del romanticismo, costituiscono il nucleo pulsante di questo entusiasmante libro. Una guida, ma non solo, che propone un ricco e articolato panorama che può essere oggetto di gite mirate, o di passeggiate in aree relativamente ristrette, dove, accanto ai castelli, non mancherà tutta una serie di altre attrattive: visite a borghi medievali (come per esempio Bard), siti archeologici di vasta estensione (Aosta), o di minore entità ma non privi di indubbio interesse (per esempio Montjovet).
Raggiungere i castelli è facile. Infatti, la segnaletica stradale è accurata e facilita l’avvicinamento con qualunque tipo di mezzo si intenda utilizzare: dall’automobile alla bicicletta; in pochi casi il raggiungimento dell’edificio è possibile solo a piedi. Un agile testo, box, curiosità, indicazioni relative ai musei, offerte eno-gastronomiche, un essenziale glossario e bibliografia fanno di questo libro un prezioso strumento per coniugare cultura e natura, storia e arte.