Fra il Piemonte e i suoi tanti castelli c’è un legame indissolubile.
L’album dei meravigliosi disegni di Enrico Gonin, qui riprodotti, fu pubblicato per la prima volta a dispense tra il 1841 e il 1857. E già trent’anni dopo, nel 1884, fu giudicato “importante perché da quella vicina epoca a noi gran parte di quegli edifici o fu atterrata o radicalmente mutata d’aspetto”. Un altro significativo pregio del lavoro di Gonin è messo in evidenza da Alessandro Rosbock: “Intorno al castello è tutto un pullulare di contadini, di abati e monaci, di bambini e di figure di genere, mentre non mancano scene di vita castellana”.
Monasteri, abbazie, santuari, pievi, sacri monti...i luoghi della fede offrono un vasto repertorio che dal medioevo ad oggi rappresentano un patrimonio storico e culturale del Piemonte dove la fede si fa filo conduttore per un ricco percorso che tocca arte, architettura, storia, tradizioni. Questo ricco volume racconta, provincia per provincia, come visitare questi siti sia un’occasione di conoscenza che al di là dell’aspetto devozionale permetta di apprezzare le bellezze paesaggistiche e ambientali di una regione sorprendente.
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione.
Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia.
Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.
Il panorama dei castelli in Piemonte è vario ed estremamente affascinante. Il castello medievale aveva un ruolo funzionale e simbolico: garantiva la difesa e l’autonomia degli occupanti e rappresentava un tangibile segno di potere e autorità. Nel passaggio dall’alto al basso medioevo i castelli fiorirono in tutta Europa ed il Piemonte, per la sua posizione strategica che va dalle Alpi alla pianura Padana, ne diventò una regione ricchissima. Molti castelli, come li vediamo oggi, nel tempo sono stati oggetto di rifacimenti, ristrutturazioni, restauri e se di alcuni si possono osservare solo dei ruderi, altri si sono perfettamente conservati come preziosi e vivi documenti di un’epoca.
Al di là del rigore storiografico il castello può essere anche inteso come un elemento del paesaggio dove la vera fruizione risiede nell’impatto visivo che queste costruzioni hanno, nelle suggestioni che mura, merli, torri svettanti nel cielo alimentano sempre, dando spazio all’immaginazione e all’emozione.
Castelli, caserforti, strutture medievali e no, complessi che hanno perduto la loro primitiva fisionomia per acquistarne una nuova, eclettica e figlia del linguaggio costruttivo e decorativo del romanticismo, costituiscono il nucleo pulsante di questo entusiasmante libro. Una guida, ma non solo, che propone un ricco e articolato panorama che può essere oggetto di gite mirate, o di passeggiate in aree relativamente ristrette, dove, accanto ai castelli, non mancherà tutta una serie di altre attrattive: visite a borghi medievali (come per esempio Bard), siti archeologici di vasta estensione (Aosta), o di minore entità ma non privi di indubbio interesse (per esempio Montjovet).
Raggiungere i castelli è facile. Infatti, la segnaletica stradale è accurata e facilita l’avvicinamento con qualunque tipo di mezzo si intenda utilizzare: dall’automobile alla bicicletta; in pochi casi il raggiungimento dell’edificio è possibile solo a piedi. Un agile testo, box, curiosità, indicazioni relative ai musei, offerte eno-gastronomiche, un essenziale glossario e bibliografia fanno di questo libro un prezioso strumento per coniugare cultura e natura, storia e arte.
L’autunno, che ingiallisce le foglie degli alberi e porta sulle nostre tavole tartufi e buon vino, è certamente il periodo migliore per visitare le dolci colline delle Langhe piemontesi. E scoprire che su ogni altura un antico castello rievoca il tormentato passato di queste terre, suddivise in numerosi feudi dei Del Carretto, degli Incisa, degli Spinola, dei Doria e di feudatari minori, finché a cavallo tra XVII e XVIII secolo, entrarono a far parte del Regno di Sardegna e poi di quello d’Italia. Il castello si integra nel paesaggio delle Langhe e rappresenta un rilevante richiamo turistico e culturale sotto il profilo storico, architettonico e artistico.
Dovunque si è conservato almeno un manufatto: alcuni andarono presto in rovina per abbandono e di essi è rimasta solo la torre a testimoniare l’importanza che avevano avuto nel passato. Diversi subirono restauri in epoche diverse, conservando ambienti di più stili e funzioni. Molti furono invece abbattuti e sostituiti da ampie e sontuose costruzioni ridotte al solo scopo residenziale, che riflettono ancora oggi l’importanza della famiglia che ne fu proprietaria.Più di millennio di storia spira attorno a queste testimonianze del passato, esprimenti ancora in alcuni casi potenza e sfarzo, mistero e sogno, in altri ancora malinconia e rammarico per la loro decadenza e scomparsa. E se vi aleggiano fantasmi, si tratta quasi sempre, non di facoltose castellane, ma di povere masche senza nome morte nelle segrete o di sfortunati protagonisti di antiche saghe familiari.
Le principali fortezze militario residenze nobiliari
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione.
Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia. Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.
Sulla batteria dello Chaberton, il “forte delle nuvole”, nel tempo si è raccontato e scritto molto. Oggigiorno, dai fatti di quel tragico giugno 1940, i resti del “forte più alto d’Europa” non smettono di suscitare curiosità ed emozioni nei numerosi visitatori che ogni anno ne esplorano le strutture. Oltre ai fatti bellici, alle cronache, ai dati tecnici essenziali per comprendere le caratteristiche e l’innovazione tecnologica che, all’epoca della sua costruzione, rappresentava, Chaberton Misterioso vuole essere un innovativo strumento per approfondire le vicende di questa straordinaria opera di ingegneria militare.
Questo libro è dedicato alle fortezze del Piemonte e della Valle d’Aosta. Fortezze di pianura, come le cittadelle di Torino, di Mondovì o di Alessandria, ma anche fortezze alpine come Bard, Exilles, Fenestrelle e Vinadio, quasi tutte realizzate dai duchi e re di Casa Savoia e, dopo il 1861, dal Regno d’Italia. Imponenti baluardi di pietra il cui unico scopo era quello di difendere lo stato sabaudo dai potenti vicini che lo accerchiavano in una morsa sempre più soffocante, facendo loro capire che un’invasione sarebbe costata immani fatiche. Ora, persa la primaria funzione, queste mute sentinelle sono meta di piacevoli escursioni domenicali alla scoperta della storia e delle vicende di un glorioso passato.
Tra tutti i forti della cintura fortificata alpina voluta dai Savoia, il forte di Exilles nella Valle della Dora è certamente quello più ricco di storia. Conteso aspramente nel XVI secolo, quando non era che un modesto castello di frontiera del Delfinato francese, poi passato alla sovranità sabauda dopo il rapido assedio dell’agosto del 1708, il forte è sempre stato al centro delle vicende militari e politiche dell’alta valle. Come accadde ad altri forti alpini, fu distrutto per effetto del Trattato di Parigi del 1796, dopo le sconfitte subite dal Regno di Sardegna ad opera di Napoleone Bonaparte. Quando venne ricostruito, pochi decenni più tardi, in piena Restaurazione, risorse sulle sue stesse fondamenta, con un aspetto non molto diverso dall’imponente forte settecentesco plasmato dalle mani di Ignazio Bertola e di Lorenzo Bernardino Pinto. Qualcuno disse che era nato già vecchio e ricostruito solo per compiacere l’ormai scomodo alleato austriaco, che voleva difendere la frontiera tra Piemonte e Francia, per garantirsi da un’altra guerra contro i francesi.
Ma il “vecchietto” non deluse il suo ruolo e ancora a fine Ottocento ritornò ad essere il fulcro di ben due piazze militari, quella di Exilles e quella dell’Assietta, aree troppo importanti per essere trascurate dalla difesa del giovane Regno d’Italia.
Ora il forte di Exilles, il più grande monumento della Valle di Susa, costituisce un punto di partenza per il rilancio della valle e dei comuni olimpici, un luogo da vivere e da frequentare tutto l’anno, con iniziative culturali o con manifestazioni destinate ad un pubblico che ne apprezzi l’eccezionalità delle strutture e della sua lunga storia.
Fra tutti i monti dell’alta Valle di Susa, lo Chaberton è certamente il più conosciuto. La sua mole piramidale domina incontrastata le valli di Cesana e di Oulx, come una gigantesca sentinella dell’ultimo lembo di terra italiana prima della Francia. Sulla cima spiccano i ruderi della batteria Chaberton, il forte più alto d’Europa, il forte invincibile, i cui cannoni potevano sparare indisturbati, certi che non sarebbero mai stati contrastati dai pezzi nemici. Ai francesi, ben consapevoli della difficoltà di evitare i tiri dello Chaberton, quella fortezza rappresentò un’insanabile ferita all’orgoglio nazionale, un simbolo da eliminare al più presto, prima che potesse far danni irreparabili. Questo libro racconta la storia dello Chaberton e delle sue fortificazioni: la storia di un mito sfiorito troppo presto, ma che ancora emoziona, convincendo tanti escursionisti a salire in vetta ogni anno per visitarne i resti. Un lavoro per non dimenticare una montagna di guerra, di fuoco, di sofferenza, dove giovani vite furono sacrificate nel compimento del proprio dovere. Ricordare per rispettare, proprio in questo periodo, nel quale, cadute quelle frontiere per cui si combatteva, lo Chaberton si è trasformato in una grande montagna di pace e di sport, traguardo ambito di gare come l’Iron-bike, dove giovani atleti si confrontano duramente, ammirati da una grande folla di appassionati e di turisti.