La storia regionale attraverso le Monetee le Antiche Zecche
Ricollocare le monete e le zecche di questo volume in un contesto storico-economico nel quale il denaro non era virtuale ma concreto, e le zecche, per produrlo, non dovevano ottenere il viatico delle Banche Centrali – per noi oggi della Banca Europea – bensì disporre dei metalli utili per la coniazione. La monetazione era allora molto più tangibile di quella attuale e infatti il suo valore, come ogni altra verità economica concreta, dipendeva dall’incontro fra domanda e offerta, così come ancora oggi avviene, per esempio, per il cacao, il cotone e qualsiasi altra materia prima.
Castelli, caserforti, strutture medievali e no, complessi che hanno perduto la loro primitiva fisionomia per acquistarne una nuova, eclettica e figlia del linguaggio costruttivo e decorativo del romanticismo, costituiscono il nucleo pulsante di questo entusiasmante libro. Una guida, ma non solo, che propone un ricco e articolato panorama che può essere oggetto di gite mirate, o di passeggiate in aree relativamente ristrette, dove, accanto ai castelli, non mancherà tutta una serie di altre attrattive: visite a borghi medievali (come per esempio Bard), siti archeologici di vasta estensione (Aosta), o di minore entità ma non privi di indubbio interesse (per esempio Montjovet).
Raggiungere i castelli è facile. Infatti, la segnaletica stradale è accurata e facilita l’avvicinamento con qualunque tipo di mezzo si intenda utilizzare: dall’automobile alla bicicletta; in pochi casi il raggiungimento dell’edificio è possibile solo a piedi. Un agile testo, box, curiosità, indicazioni relative ai musei, offerte eno-gastronomiche, un essenziale glossario e bibliografia fanno di questo libro un prezioso strumento per coniugare cultura e natura, storia e arte.
La millenaria storia illustrata della prima Capitale d’Italia
L’area dove sorge Torino è come un grande scrigno ricco di storia. Furono i Taurini, una popolazione celto-ligure, i primi colonizzatori della grande piana torinese, la loro presenza fu rilevante, tanto che dal loro nome derivò, in seguito, quello della città.
Sotto l’impero di Augusto nacque Julia Augusta Taurinurum, la città romana i cui segni, come la Porta Palatina, sono ancora visibili ai giorni nostri.
Il Medio Evo vide la vecchia città romana mutare sulla base delle esigenze dell’epoca.
In seguito vi fu l’arrivo dei Savoia e Torino assunse un ruolo sempre più importante, fino a diventare a pieno titolo e con grande merito la Capitale d’Italia.
E la storia continua...
Crocerossine, lavoratrici, giornaliste,femmes de plaisir, eroine, madrine….
Tra il maggio 1915 e il novembre 1918 milioni di uomini armati combatterono e morirono nelle trincee della Grande Guerra.
Nel fronte interno l’esercito silenzioso delle donne visse una guerra forse meno crudele ma certo faticosa e angosciante. Attraverso i nomi e le storie, spesso quasi dimenticate o ignorate, di tanti personaggi femminili, l’autrice mette in scena l’altro modo di fare la guerra. Le donne sostituirono gli uomini partiti per il fronte sui luoghi di lavoro, in fabbrica e in campagna. Le crocerossine curarono e consolarono, sfidando i bombardamenti e i pericoli. Molte, diventate bottino di guerra, subirono la violenza dello stupro.
Altre salirono per i pendii delle montagne con le gerle cariche di munizioni e viveri. Tanti modi sottovalutati e taciuti di vivere la guerra.
Ma la Grande Guerra la combatterono anche loro: le donne.
Questa raccolta di itinerari cicloturistici è rivolta a coloro che sono curiosi di scoprire gli angoli suggestivi di Torino, con percorsi che ci guidano fin nei punti più caratteristici della collina. È un viaggio tra storia e curiosità, sulle tracce dei re e dei borghesi, dei viaggiatori illustri che visitarono e soggiornarono a Torino e dei santi che raccolsero l’eredità umana più povera e più disperata. Quasi un romanzo, dunque, certamente un atto d’amore verso la città amata da artisti e filosofi perché come scrisse Montesquieu “Torino è piccola e ben costruita; è il più bel villaggio del mondo”.
“La scuola, il libro e il moschetto. Testimonianze sull’istruzione primaria nel Ventennio” ripercorre le tappe, a partire dalle riforme di fine ottocento, che portarono alla nascita della scuola fascista.
La ricerca è stata condotta attraverso i registri scolastici, che riportano i dettami del regime, e i quaderni dei quali sono stati analizzati sia le copertine, usate come mezzo di propaganda, sia i componimenti che dimostrano che il fascismo entrò nella scuola, ma non riuscì a penetrare del tutto nelle menti dei giovani allievi che di lì a poco lottarono per riottenere la libertà perduta.
È un libro rivolto a chi intende approfondire la conoscenza dei Fiori di Bach in maniera nuova e originale. Tramite le 38 Carte allegate, ciascuna essenza floreale viene rappresentata attraverso un racconto ed una vignetta, permettendo così al lettore di coglierne il significato servendosi semplicemente di metafore ed immagini, per una comprensione più diretta e profonda. Sono molto efficaci anche con i bambini e utili a genitori e insegnanti. Ne deriva un coinvolgimento di grandi e piccini che contribuisce a creare un prezioso scambio empatico. Vengono inoltre indicati i nuovi approcci alla floriterapia, complementari all’utilizzo classico, che hanno seguito alcuni terapeuti, per fornire al lettore la possibilità di approfondirne ed integrarne la conoscenza.
Ricordi di un partigiano semplice in Val di Susa
FEDERICO DEL BOCA era impiegato alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, quando, nel 1962, decise di mettere sulla carta le sue memorie di vita partigiana. Aveva aspettato diciassette anni perché per lui, come per molti altri, “la guerra finì soltanto nel 1961”, nel momento in cui gli fu possibile, dopo i postumi della vita precaria da partigiano e le alterne vicende legate alla salute malferma, trovare un lavoro stabile e uno stipendio sicuro.
Il libro andò in stampa nel 1966, per i tipi di Giangiacomo Feltrinelli Editore. E Il freddo, la paura e la fame. Ricordi di un partigiano semplice, fu subito un successo.
All’armistizio (8 settembre 1943), Federico aveva diciotto anni, lavorava a Torino e frequentava la scuola serale per diventare radiotecnico. Aveva poche scelte davanti a sé: farsi prendere o salire in montagna: il Col del Lys era proprio sopra casa, una montagna alta ed impervia, con borgate isolate, che sembravano ideali per chi voleva scampare alla cattura o aspettare che la guerra finisse. Era una delle zone della prima Resistenza piemontese, come lo stavano diventando le valli cuneesi o la Valle d’Aosta o la vicina Val Chisone. Federico, ragazzo semplice, scelse di diventare partigiano per evitare di essere catturato dai tedeschi.
Nel suo racconto la realtà partigiana viene presentata senza cerimonie, nei suoi lati più crudi. Le pagine sono un grande quaderno, sul quale l’autore impara che cosa sono la fame e il freddo, la paura e il coraggio, l’incoscienza e la prudenza, la dignità e l’abiezione, il sesso e l’amor familiare, le tecniche di vita e quelle operative.
La tonalità dominante è data sempre dall’impressione di sentir scorrere, con tutte le sue ingenuità e con la sua rozzezza d’espressione, il racconto di una guerra molto diversa da quelle risorgimentali o del patriottismo borghese. Una guerra per la libertà, con la speranza di ritrovare un avvenire degno di essere vissuto.
Le 7 del mattino. Puntuali come sempre, i passi di una ragazza risuonano sotto le finestre dell’appartamento di Leo Delfos, si interrompono bruscamente e non riprendono più.
Che ne è stato della ragazza? L’indagine porterà Leo a scoprire una torbida vicenda d’amore e denaro che coinvolge il piccolo universo del V arrondissement e arriva fino ai salotti buoni di una Parigi elegante e insospettabile.
È la storia di un gruppo alpini, quello di Rivoli, che nel 2014 festeggia i suoi novant’anni di vita; una testimonianza viva e vitale di quello che è stato fatto in tanti anni di vita associativa per la comunità e sul territorio; ma è anche la storia delle truppe alpine, degli alpini in congedo e dell’associazione che li rappresenta, l’Ana.
Un grande passato, che anche il gruppo di Rivoli ha contribuito a scrivere; non a caso tra i suoi soci fondatori ci sono diversi rivolesi del battaglione Exilles, che all’inizio della Grande guerra hanno costruito una delle pagine più eroiche del corpo conquistando il Monte Nero.
Il libro raccoglie non solo dati e informazioni, ma anche sensazioni, emozioni, sentimenti. Obiettivo, senza retorica, non glissa di fronte a insuccessi o a vicende scomode, ma li presenta senza pregiudizi e riesce a trasmettere lo spirito alpino, specialmente quello del gruppo di Rivoli, che ha sempre alto il senso del dovere.
Se dopo tanti anni gli alpini sono più vivi che mai, lo si deve certamente all’Ana, ma anche a sezioni battagliere come quella di Torino e a gruppi cocciuti come quello di Rivoli, che non ha mai mollato e ha saputo adattarsi al cambiamento dei tempi.
Dieci fiumi segnano il territorio piemontese e valdostano raccogliendone le acque che scendono copiose dalle Alpi e dall’Appennino.
Dieci grandi vene, ognuna con le storie delle proprie genti raccontare: speranze, gioie, illusioni, dolori che l’acqua raccoglie e, sempre più lentamente, trascina fino al mare.
Dieci giganti, da sempre imparziali dispensatori di pace e prosperità, morte e distruzione.
Dieci solchi da scoprire a piedi o in bicicletta, dove natura e artificialità convivono in un curioso, continuo divenire.
Una corte aperta a ventaglio attorno ad un solo sovrano: il Po.