Storia ed escursioni
Fra tutti i monti dell’alta Valle di Susa, lo Chaberton è certamente il più conosciuto. La sua mole piramidale domina incontrastata le valli di Cesana e di Oulx, come una gigantesca sentinella dell’ultimo lembo di terra italiana prima della Francia. Sulla cima spiccano i ruderi della batteria Chaberton, il forte più alto d’Europa, il forte invincibile, i cui cannoni potevano sparare indisturbati, certi che non sarebbero mai stati contrastati dai pezzi nemici. Ai francesi, ben consapevoli della difficoltà di evitare i tiri dello Chaberton, quella fortezza rappresentò un’insanabile ferita all’orgoglio nazionale, un simbolo da eliminare al più presto, prima che potesse far danni irreparabili. Questo libro racconta la storia dello Chaberton e delle sue fortificazioni: la storia di un mito sfiorito troppo presto, ma che ancora emoziona, convincendo tanti escursionisti a salire in vetta ogni anno per visitarne i resti. Un lavoro per non dimenticare una montagna di guerra, di fuoco, di sofferenza, dove giovani vite furono sacrificate nel compimento del proprio dovere. Ricordare per rispettare, proprio in questo periodo, nel quale, cadute quelle frontiere per cui si combatteva, lo Chaberton si è trasformato in una grande montagna di pace e di sport, traguardo ambito di gare come l’Iron-bike, dove giovani atleti si confrontano duramente, ammirati da una grande folla di appassionati e di turisti.
60 anni del Carnevale rivolese
Sessant’anni di tradizioni, di valori condivisi, di amicizie, di affetti, di amore per la Città, di senso di appartenenza ad una comunità; la storia del “nostro” Carnevale è tutto questo. Ora non più, sono cambiati i tempi, ma è anche stato il gusto di stare insieme ad allestire i carri sotto i porticati delle cascine, al gelo, ma riscaldati dalla passione, dalla voglia di stare insieme, dallo spirito competitivo e forse dall’amore che tanti ragazzi e tante ragazze scoprivano sotto il freddo cielo stellato del lungo inverno rivolese. Sono queste le atmosfere suggeriteci da questa ultima fatica di Bruna Bertolo; un passato romantico che rivive ogni anno alla tradizionale cena dei Conti; attraverso chi, sotto il “mantello verde”, ha interpretato quelle tradizioni, quei valori, quelle passioni, quegli amori arrivano racconti, episodi, scorci di memorie, sulle tracce di un sottile filo di nostalgia. C’è però chi non si può permettere di perdersi nostalgicamente nel dolce ricordo del passato, ma deve costantemente lavorare sul presente, perché il Carnevale continui a vivere tra noi, anno dopo anno. Sono gli amici della Pro Loco, sono gli amici del Gruppo Storico. Il Carnevale Rivolese è il risultato del loro costante impegno, della loro intatta determinazione, della loro forte passione; è il risultato del lavoro intenso di una “squadra” condotta con piglio decisionista e capacità organizzativa da Maria Amprimo. Come ho già detto in altra occasione potremmo definire Maria in tanti modi; io preferisco pensarla come una grande “amante” della sua Rivoli, su cui riversa passionalità, fedeltà, generosità e quindi… un amore incontenibile ! Ringrazio Maria, ringrazio gli amici della Pro Loco e del Gruppo Storico per aver voluto questo bel “racconto”. Un pensiero di gratitudine va anche a Bruna che questo “racconto” ci ha reso, come suo solito, in modo impeccabile. E ora restiamo in attesa del colorissimo vortice di stelle filanti, di caramelle, di coriandoli della prossima sfilata del “nostro” Carnevale !Franco Dessì Sindaco della città di Rivoli
L’ultima difesa della frontiera alpina
Dall’autunno del 1944 sulle Alpi occidentali si creò un nuovo fronte difensivo, certamente non così famoso come la Linea Gotica, ma che assunse subito una grande importanza, giocando un ruolo di prim’ordine nel condizionare le sorti del conflitto. Su questa linea si combatté per mesi una strana guerra di posizione tra le truppe del risorto esercito francese del generale De Gaulle, rifornito dagli alleati angloamericani, e quelle tedesche, affiancate dai reparti della Repubblica Sociale di Mussolini. I difensori, bloccando i nemici sulla cresta alpina, sventarono l’aggiramento delle difese tedesche stanziate nella Pianura Padana. Ma De Gaulle giocò sulle Alpi anche un’altra partita: certo ormai della vittoria alleata, attese il momento opportuno per scatenare l’offensiva finale ed occupare le aree nord occidentali del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta, che avrebbe voluto rivendicare come riparazione per l’attacco contro la Francia del 1940. Questo libro racconta quanto è avvenuto sul fronte alpino occidentale fra il 1943 e il 1945, alla luce delle più recenti ricerche storiche. Ma anche i frenetici giorni dell’occupazione francese delle valli occidentali e le vicende legate alle cessioni territoriali imposte dal Trattato di Pace del 1947. L’ultimo atto che consegnò definitivamente la pace a una parte d’Italia che aveva sopportato, e duramente pagato in termini di vittime civili e innocenti, il dramma dell’occupazione tedesca e della guerra fratricida.
Infermiere, staffette partigiane, madri coraggio, deportate, combattenti, martiri
Attraverso i nomi, i sacrifici, le fatiche, le paure, gli eroismi dei personaggi femminili del libro, l’autrice evidenzia alcuni dei tanti modi in cui le donne vissero da vere protagoniste i momenti essenziali della Resistenza piemontese. Accanto a nomi molto conosciuti, come Camilla Ravera, Ada Gobetti, Frida Malan, Bianca Guidetti Serra, Ernestina Valterza, mette in rilievo il ruolo determinante, ma spesso taciuto, delle giovani staffette, delle coraggiose combattenti, delle infermiere e delle dottoresse che si occuparono dei feriti, delle madri che affrontarono perdite atroci, delle deportate sopravvissute che testimoniarono con i loro racconti le barbarie dei lager.
“Un futuro di giustizia ha bisogno di memoria”
Obiettivo del volume è quello di evidenziare il ruolo, spesso considerato marginale, delle donne nella Resistenza piemontese. Un ruolo importante che si sviluppò in modi e forme diverse tra di loro. Nel corso della ricerca sono emersi tanti volti e tanti nomi: donne che si impegnarono con generosità ed entusiasmo, mettendo in secondo piano paure ed ansie, capaci di offrire aiuto e collaborazione anche in situazioni drammatiche. Nell’impossibilità di offrire ad ognuna delle tante “Resistenti” uno spazio tra le pagine del volume, la scelta è stata quella di raccontare alcune storie che potessero evidenziare alcuni dei tanti modi di impegno femminile. Una scelta non facile, ma necessaria. Un chiaro intento divulgativo per questo volume, in cui anche la parte iconografica riveste un ruolo importante ed è il frutto di un’ampia ricerca condotta su più fronti, negli Istituti della Resistenza che operano sul territorio piemontese, ma anche negli archivi personali generosamente messi a disposizione. Le donne inserite nelle pagine del libro rappresentano in un certo senso dei simboli e il loro nome contribuisce a far ricordare anche le tante donne che non compaiono ma che seppero dire no al fascismo e sì alla lotta per un’Italia libera e democratica. Palmiro Togliatti pronunciò una frase significativa: “Quando l’energia nuova delle donne entra con così grande impeto nella vita di un popolo, vuol dire che per questo popolo è spuntata l’aurora di un grande rinnovamento”.
Prefazione di Gianni Oliva
Ogni anno gli Alpini si danno appuntamento per disputare la loro ‘Olimpiade’ invernale: i CaSTA, sigla che sta per Campionati Sciistici delle Truppe Alpine, una grande manifestazione sportiva e militare alla quale partecipano atleti e squadre di nazioni di tradizione alpina. La manifestazione fu ideata più di ottant’anni fa per valutare – attraverso un confronto agonistico tra i migliori sciatori delle unità alpine – lo stato e i progressi dell’addestramento a muovere, sopravvivere e combattere in montagna e con gli sci. Sono passati oltre cento anni dai primi esperimenti con gli sci ai piedi e la “raspa” per aiutarsi a “pattinare”; sono cambiate le tecnologie, i materiali, gli attacchi, il vestiario; è cambiato lo sci, allora sperimentazione d’avanguardia, oggi sport di massa che alimenta una delle attività turistiche più fiorenti del Paese. E diciamolo, sono cambiati gli Alpini: ieri erano giovani delle vallate, con le facce scavate da montanari e la parlata stretta in veneto o piemontese; oggi sono uomini e donne che provengono da ogni regione d’Italia, raccolti sotto il cappello con la penna. Eppure, tra questo presente e quel passato distante un secolo di storia, c’è un denominatore comune: la montagna...Immagini dal 1895 al 1945
Torino era così: una carrellata di immagini d’epoca di Torino, raccolte in un arco temporale di cinquant’anni, dal 1895 al 1945. Cinquant’anni di storia sono tanti o pochi, dipende dal periodo storico. A cavallo del XVII e XVIII secolo non fanno una grande differenza; ma fra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, cinquant’anni valgono più di un secolo. E per una città come Torino, che ha subito, proprio in quel periodo, intense e anche drammatiche evoluzioni, un intervallo di tempo di questo tipo risulta particolarmente significativo. Il viaggio del nostro fotografo torinese inizia dalla Piazza Castello e segue un percorso sempre discreto e silenzioso, tra le vie del centro e le rive del Po, a documentare con le immagini la bellezza di una città ricca di monumenti. Questa raccolta di immagini non vuole rispolverare sentimenti di nostalgia per il bel tempo che fu; e non ha neppure il proposito di rifare la storia torinese o di documentare l’evoluzione urbanistica della città. Vuole semplicemente suscitare una serie di emozioni alla scoperta del volto più vero della Torino di ieri, per fissare una volta per tutte le radici di una antica e splendida capitale.
Le principali fortezze militari o residenze nobiliari
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione. Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia. Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.
La fine dell’incubo e il ritorno alla vita, anni 50-60
Nell’Italia appena uscita dal conflitto bellico, tutta da ricostruire, le donne rappresentano ancora una volta il massimo esempio di creatività. Dal ritorno alla vita, passando attraverso il sogno di un miracolo economico, fino alla sua crisi, troviamo brave massaie e casalinghe emancipate, femministe contestatrici e politiche in lotta con pregiudizi coriacei. Donne fuori casa e donne in cucina, angeli di un nuovo focolare, più sintetico, di immagine, regno dai confini aperti verso l’esterno e sempre più labili. Una nuova idea di cucina, dove tradizione, innovazione, contaminazione e sofisticazione si mescolano dando vita a una miriade di ricette per stuzzicare l’appetito e dimenticare la povertà dell’incubo e festeggiare il ritorno alla vita.
La montagna della vittoria Piemontese sulle truppe francesi (19 luglio 1747)
Sulla cresta che divide l’alta Valle della Dora da quella del Chisone sorge la Testa dell’Assietta (2556 m), dove fu combattuto, il 19 luglio 1747, il più importante scontro tra Piemontesi e Francesi: un fatto che cambiò la storia del Piemonte e dell’Italia, segnando il destino di queste montagne. Questo libro, con un’attenta analisi del territorio attraverso le fonti storiche e materiali, ci fornisce per la prima volta un quadro completo di tutte le vicende storiche che hanno avuto come protagonista l’Assietta, prima e dopo la battaglia, dal XVIII secolo fino ai giorni nostri. Il ritratto di una montagna “viva”, ricca di vestigia di un glorioso passato, con resti di fortificazioni e di antiche rotabili militari, tanto da essere considerata un vasto museo all’aperto, sempre più apprezzato da appassionati e turisti.
Altre 94 dimore storiche da visitare
Il Piemonte è una regione ricchissima di castelli, da fortezze militari a residenze nobiliari la loro conoscenza offre un vivace affresco storico della regione. Inoltre i castelli sono un elemento del paesaggio che sempre attrae ed affascina, sono una viva testimonianza del territorio ma hanno anche la proprietà di evocare avventurose e romantiche vicende che fuori dal rigore storiografico danno spazio all’immaginazione e alla fantasia. Oggi sono residenze private o caratteristici locali pubblici, musei o semplici ruderi ma tutti sanno offrire al visitatore un’emozione o uno spunto di curiosità.