Sentieri e mulattiere su percorsi spettacolari e rilassanti
Scopo di questa pubblicazione è invitare tutti, anche chi è meno esperto, a percorrere i sentieri della valle di Susa per scoprire il fascino discreto e nascosto di queste montagne ricche di tesori ambientali ed artistici. A poca distanza dagli impianti sciistici, curiosi borghi disabitati e baite recuperate con raffinata intelligenza testimoniano comunità che vogliono ritornare a riaffermarsi per sottolineare un passato travagliato e prestigioso, che cerca di riappropriarsi del ruolo della cultura popolare da cui abbiamo ereditato un patrimonio storico e linguistico che si è tramandato fino a noi con il suo folckore e le sue rappresentazioni. Gli itinerari descritti permettono di superare i confini naturali delle ampie valli tributarie della valle di Susa, aprendo allo sguardo più attento, scenari sorprendenti, a volte misteriosi, che parlano al nostro intimo quasi senza renderci conto. Passeggiando tra le pinete sarà facile cogliere il sussurro del vento tra le foglie di alberi secolari che hanno assistito ad antiche e cruente guerre e rappresaglie e al contempo godere del rumore allegro dei ruscelli che scendono destreggiandosi tra i sassi e che offrono gratuito refrigerio. Carta alla mano allora con altimetro per scoprire tutti i segreti che il libro cerca di svelare in una raccolta di proposte escursionistiche e turistiche.
Un testo che è un invito a camminare con gli occhi aperti, sugli antichi sentieri e sulle mulattiere di guerra che la valle ha sostenuto come confine con la Francia e prima ancora percorsa dagli eserciti romani. Mulattiere e strade militari che consentono di raggiungere cime altrimenti dimenticate per la loro altezza. Sentieri che stimolano a conoscere una valle così ricca di storia e di arte che non ha uguali in Piemonte. I boschi e le praterie e i rimpianti ghiacciai danno a questa pubblicazione un’impronta magica ed originale nella spiegazione ambientale e storica che l’autrice dedica ad ogni escursione. I rifugi descritti ricordano la storia degli alpinisti italiani e prima ancora stranieri che hanno conquistato le cime inviolate delle Valli di Susa.
Chi legge questo libro nella speranza di trovare una descrizione di itinerari è parzialmente fuori strada. Certo i dati tecnici sono stati indicati chiaramente e in modo dettagliato, ma ogni escursionista-esploratore se non è dotato di cartina non è che un turista da agenzia. Carta alla mano allora ed altimetro per scoprire tutti i segreti che il libro cerca di svelare in una raccolta di proposte escursionistiche e turistiche che investono tutto l’anno, che giorno per giorno dimostrano come la valle di Susa e le valli tributarie, che modellano i confini di questo territorio come una foglia di platano, offrono ai camminatori curiosi. Che cos’è allora questa raccolta?
È un inno alla valle di Susa, tanto sfruttata e bistrattata, tanto accusata e utilizzata, ma che offre scenari di rara bellezza al tramonto sul Seguret con le sue cargnole rossastre o al primo mattino, al sorgere del sole dal Rocciamelone. Non solo. In inverno quale sorpresa nello svegliare i villaggi addormentati sotto la neve con gli sci o le ciaspole! E poi, tornando indietro nel tempo, tentare di visitare questa valle quando ancora viveva della sua economia, senza impianti di risalita o autostrade e inspiegabili progetti di trafori sotto i ghiacciai del massiccio d’Ambin!. Che emozione pensare che questa valle aveva floridi commerci e che il primo traforo d’Italia lo ha fatto proprio Cavour a Bardonecchia…ma anche le attività più umili, le fienagioni, le miniere e le cave di estrazione. E poi le guerre, le soldataglie, le fortificazioni, le gallerie, la storia dei militari che hanno vissuto nel freddo e nella paura e che hanno costruito quel patrimonio di strade militari che portano in alto e che poche vallate hanno, così panoramiche e percorribili. Per non dimenticare la vita della povera gente, i balli sui prati per celebrare i raccolti, i lutti e le miserie, le partenze e le emigrazioni. Ecco, la valle di Susa è tutto questo. L’autrice ha cercato di rappresentarlo sperando di avvicinarsi il più possibile alla cultura di un tempo, seppure con occhi lontani, ma pieni di ammirazione per le potenzialità che questa valle avrebbe ancora se solo gli amministratori attuassero una politica più oculata, nella speranza che la valle torni a rivivere, attraverso i sogni di qualche giovane fiducioso, il suo passato glorioso.
25 itinerari per ammirare Torino
Questa raccolta di itinerari cicloturistici è rivolta a coloro che sono curiosi di scoprire gli angoli suggestivi di Torino, con percorsi che ci guidano fin nei punti più caratteristici della collina. È un viaggio tra storia e curiosità, sulle tracce dei re e dei borghesi, dei viaggiatori illustri che visitarono e soggiornarono a Torino e dei santi che raccolsero l’eredità umana più povera e più disperata. Quasi un romanzo, dunque, certamente un atto d’amore verso la città amata da artisti e filosofi perché come scrisse Montesquieu “Torino è piccola e ben costruita; è il più bel villaggio del mondo”.
Il titolo “Dai pascoli ai ghiacciai” già propone una diversifi cazione di itinerari che vanno dall’escursionismo più semplice ad un alpinismo medio, accessibile ai molti curiosi della montagna che intendono percorrerla in tutta la sua estensione e varietà. E’ dedicato ai contemplativi che, per vedere di più salgono per vedere il mondo dall’alto. All’escursionista intelligente non resta che scegliere l’ambiente e le diffi coltà adatte per passare una o più giornate in armonia con la natura, badando alle avvertenze per evitare i rischi e i pericoli sempre possibili in un turismo di avventura e di esplorazione come è l’ambiente montano. E’ quindi un invito a percorrere il Piemonte e la valle d’Aosta con gli occhi di chi sa leggere nella natura e sulla neve le tracce di chi ci ha preceduto sui nostri monti e nei nostri villaggi.
La Valsusa vanta un passato millenario, tra invasioni e battaglie, sottili trame diplomatiche, alleanze e tradimenti. I Savoia ne plasmarono il destino e resero per sempre la valle e i suoi valichi, Moncenisio e Monginevro, terra sabauda. Vittorio Amedeo II fu tra i grandi che ne scrissero la storia, legandola saldamente a Torino, che strenuamente difese dall’assedio del 1706. Il libro ripercorre tra storie, leggende e curiosità le alterne vicende della Valle e la Torino juvarriana, che ancora mostra una sobria eleganza. Pensata dal Duca per essere degna capitale di un regno è compresa in una linea ideale dal Castello di Rivoli, culla dei futuri Re, alla Basilica di Superga, ultima solenne dimora.
Un testo che è un invito a camminare con gli occhi aperti, sugli antichi sentieri e sulle mulattiere di guerra che la valle ha sostenuto come confine con la Francia e prima ancora percorsa dagli eserciti romani. Mulattiere e strade militari che consentono di raggiungere cime altrimenti dimenticate per la loro altezza. Sentieri che stimolano a conoscere una valle così ricca di storia e di arte che non ha uguali in Piemonte. I boschi e le praterie e i rimpianti ghiacciai danno a questa pubblicazione un’ impronta magica ed originale nella spiegazione ambientale e storica che l’autrice dedica ad ogni escursione. I rifugi descritti ricordano la storia degli alpinisti italiani e prima ancora stranieri che hanno conquistato le cime inviolate della valle di Susa. Le cime oltre i tremila metri facilmente raggiungibili consentono di effettuare traversate tra il Piemonte e il Brianzonese mettendo così in comunicazione due culture strettamente affini. Il libro è perciò un’occasione per ricercare tutti questi aspetti attraverso gli itinerari proposti descritti minuziosamente e con grande amore per la Valle di Susa.
Le montagne che uniscono Valsusa con la Dora Riparia e Brianzonese con la Durance sono da sempre caratterizzate dalla peculiarità di svolgere un’azione di cerniera tra territori e popoli molto più che di segnare un confine tra stati. Certo le guerre hanno diviso gli spartiacque che vengono rafforzati con fortificazioni che hanno separato uomini e donne che questi luoghi hanno vissuto, plasmato e modificato. Le fortificazioni che tanto hanno intimorito le genti dei due versanti, non hanno impedito le frequentazioni ed i commerci tra le differenti comunità alpine. Sono loro, nel maestoso contesto alpino che le ospita, le vere protagoniste di queste escursioni con le miniere, i manufatti, i luoghi nel tempo, nella dimensione della riscoperta di un passato, remoto e prossimo, ancora strettamente correlato con il presente.
La storia dei valichi alpini di buona parte delle Alpi Occidentali coincide con la storia di casa Savoia. I valichi delle Alpi Occidentali che interessano Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria si trasformano in un vero e proprio articolato e complesso sistema di comunicazioni a partire dal XIV-XV secolo, quando il casato sabaudo rivolge progressivamente la propria attenzione al Piemonte. Sino ad allora gli interessi dei Savoia gravitavano attorno alla regione ginevrina, al Vaud, alla Savoia. In una prospettiva di allargamento, per andare au-delà des Alpes, gli assi di movimento si configurarono subito lungo la Valle di Susa e la Valle d’Aosta col Piccolo e Gran San Bernardo, e più tardi, nel XVI secolo, anche lungo i passi cuneesi, che diventano “accessi” fondamentali verso la pianura e il mare. Questo libro è quindi indirizzato a viaggiatori curiosi che riescano a coglierne il messaggio per un turismo intelligente e stimolante.
Gli itinerari di questo libro sono stati scelti per essere raggruppati a tematiche storico-artistiche, dove anche l’aspetto naturalistico e paesaggistico è di primaria importanza. Se con il trattato di Utrecht del 1713 l’Alta Valle della Dora passava al Piemonte, ha conservato però manifestazioni artistiche, architettoniche e figurative di tradizione ancora tipicamente francofona, per ragioni di vicinanza e di affinità che neanche i nuovi confini hanno potuto cancellare. I due territori della Durance e della Dora, francese e italiano, sono caratterizzati infatti da molti valichi stradali che consentono facilmente l’accesso ad entrambi i versanti con ampie vallate caratterizzate da ricchezze che ben attestano la comune appartenenza.
Molte sono ormai le guide turistiche dedicate alla Via Francigena che, peraltro, ha una percorribilità abbastanza incerta. Questa però è la storia dei diversi percorsi che hanno attraversato i paesi della Valle di Susa e Cenischia con gli antichi ricoveri di accoglienza, per lo più religiosi, che sono sopravvissuti e mantengono inalterato il loro fascino nel tempo. Sono così descritti nelle loro particolarità i paesi che dal Monginevro e dal Moncenisio si incontrano nella città di Susa e di qui, fino a Torino attraverso la bassa Valle di Susa. Anche se la viabilità attuale della Via Francigena è incerta, questo è un testo che richiede più storia che abilità e resistenza fisica.
Annibale: “Troverò una strada o ne farò una”. W. Goethe: “Cerco di osservare ciò che ho sempre sotto gli occhi, il giardino di casa, la mia strada. E tutto mi sorprende”.
Questo libro è un paradosso. Sì, perché offre la possibilità di vedere una delle meraviglie paesaggistiche dell’arco alpino, ricco di bellezza e di storia, proprio “grazie” alle guerre che resero necessarie strade militari. Son proprio questi tracciati che oggi consentono di godere di luoghi di inaspettata bellezza della Valle Cenischia e della Valle dell’Arc in Maurienne con minore fatica e difficoltà.
La strada fu per le guerre e i militari oggetto di studio per il passaggio degli eserciti, per un escursionista è la possibilità di raggiungere vette superiori ai 3.000 metri con relativa facilità.
Le strade congiungono, collegano, attraversano, superano gli ostacoli del tempo, le strade ci aprono gli orizzonti dell’anima e ci guidano alla scoperta e alla bellezza. In passato raggiungevano l’ospizio del Moncenisio e l’abbazia di Novalesa che ospitavano poveri pellegrini che affrontavano viaggi anche nelle bufere degli inverni.
Questo libro segue dunque con un filo ideale, ma storico, le diverse strade che collegano il Moncenisio con la Maurienne, seguendo il passaggio di Carlo Magno per sconfiggere i Longobardi e perché no anche l’ardita ipotesi che pure Annibale fosse passato di qui. La Strada Reale, voluta dai Savoia per collegare Torino, la capitale, alla Savoia, loro terra d’origine, attraverso il valico del Moncenisio. E poi Napoleone che costruì l’attuale statale 25 superando i limiti della Strada Reale. Ma non solo. Attraverso le strada emergeranno le antiche contese e la storia della diga del Moncenisio, frutto di contrattazione tra Francia e Italia che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il Trattato di Parigi, cederà anche la Piana del Moncenisio alla Francia.
Che dire poi delle fortificazioni in posizioni strategiche, dei laghi e della vette panoramiche di una zona che ancora conserva cime glaciali, distese prative, fenomeni carsici un tempo appartenenti all’Italia. In clima di europeismo poco importa dove i confini tracciano l’appartenenza di una nazione, l’importante è che questo paesaggio resti testimonianza di secoli di storia.