La narrazione fantastica ha radici ancorate nel passato dei popoli. Tradizione orale, racconto che nasce dalla memoria di un narratore, uomo o donna poco importa, e si anima nelle sue parole, nella sua voce, che assume forma scritta per conservarne e diffonderne la memoria.
Il legame magia-leggenda è inscindibile. Il miracolo di un santo, un gatto nero che si scopre essere il diavolo, oppure una masca o una bàsura. Tutto è magico nelle leggende, fantastico, una commistione tra realtà e invenzione, è creatività narrativa trasmessa di bocca in bocca, lungo il corso delle epoche storiche.
Chi era la Maschera di ferro? Frutto di una leggenda fiorita tra il XVII e il XVIII secolo in ambienti francesi oppure una figura storica realmente esistita? Questa è la domanda che ha incuriosito gli storici, fin da quando il filosofo Voltaire venne a sapere della sua esistenza e collocò il misterioso prigioniero tra i parametri della realtà. Cercare oggi le tracce della Maschera di ferro è indubbiamente un’operazione rischiosa perché la leggenda e il mito sono dietro l’angolo e possono adulare lo studioso, indicando false piste. Ma abbiamo pensato che comunque vale la pena di tentare: sebbene la vicenda sia soprattutto un fatto storico francese, i suoi punti chiave insistono in due località dell’attuale Piemonte, a Pinerolo e al forte di Exilles. Di quale segreto era depositario quel prigioniero guardato a vista? Qualcosa di molto grave e importante, che avrebbe potuto sconvolgere le sorti di un paese. Senza la pretesa di svelare una volta per tutte l’enigma, cercheremo di fornire qualche risposta, operando senza preconcetti, lasciando che siano gli indizi e le tracce a parlare. Un contributo che offrirà al lettore un quadro generale sufficientemente ampio e uno stimolo ad approfondire la questione.
Con quest’opera, Salvator Gotta conclude il ciclo dedicato al Risorgimento Italiano, dando particolare risalto alla terza Guerra d’Indipendenza.
Nel 1861 l’Italia poteva dirsi quasi fatta: mancava solo il Veneto e Roma. L’Italia, senza Roma capitale, era come un essere umano senza testa.
Era destino che il ritorno di Roma all’Italia avvenisse dopo la completa unificazione nazionale: si ebbe così, nel 1866, la sfortunata (almeno militarmente) terza Guerra d’Indipendenza nella quale l’Italia provò l’amarezza della sconfitta sia a Custoza (nome sempre infausto per noi) sia a Lissa. Tuttavia, grazie alla vittoria dell’alleata Prussia e all’abilità diplomatica dei nostri governanti, si riuscì ad ottenere buona parte del Veneto con Venezia.
E nel 1870 ecco giungere finalmente il momento tanto sospirato: le truppe di Vittorio Emanuele II invadono lo Stato Pontificio, cadono Civita Castellana, Bagnorea, Civitavecchia e, il 20 settembre, attraverso la breccia di Porta Pia i bersaglieri entrano in Roma. L’Italia è fatta!
In Sognando di volare, l’autrice Giorgia Bellone, vi porta all’interno di un viaggio alla scoperta di luoghi che solo apparentemente possono sembrare lontani e fuori dal tempo.
Con le immagini, gli odori, i suoni e le emozioni narra la storia di Ottavio Allasio, deportato civile nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un viaggio il cui scopo consiste nel mettere in luce il percorso che ha condotto Ottavio dall’essere un ragazzino di quindici anni al diventare un uomo adulto, dal momento in cui è stato brutalmente portato via dalla sua casa e dai suoi affetti.
Partendo da un affetto forte, come quello che lega una nipote al proprio nonno, Gorgia Bellone armonizza tra loro i racconti del nonno Ottavio, con esperienze di vita vissuta insieme a lui, da nipote. Muovendosi tra emozioni personali e volontà di smuovere le coscienze a dar maggiore peso alla storia, il romanzo si pone l’obiettivo di stimolare il lettore a far tesoro delle storie degli avi per poter divenire adulti consapevoli e far si che grazie a tali consapevolezze, le nuove generazioni possano scrivere una nuova storia.
La caccia alle streghe è parte di un periodo storico che è stato facile preda del mito e della leggenda, assumendo connotazioni che in alcuni casi rendono problematica la ricostruzione di fatti e vicende di un tempo attraversato dalla grande paura del diavolo, con tutti i risvolti sociologici e culturali che tale paura poteva determinare. In fondo, basta pensare a quante tradizioni, luoghi comuni e credenze circolano, ancora oggi, intorno all’immagine della strega: miti che spesso hanno completamente trasfigurato la dimensione storica di fatti concretamente ancorati alla realtà.
Momenti di vita in un piccolo paese, ora frazione di Bussoleno.
Un racconto a più voci nato dalle testimonianze di molti Forestini e dall’amore dell’autore per la narrazione di aneddoti e ricordi personali.
Riaffiorano così alla memoria tradizioni, credenze popolari, epiteti, personaggi caratteristici e tanto altro, il tutto infarcito di termini in piemontese ed in patois.
Di quest’ultimo è presente anche un dizionarietto.
Una lettura piacevole che permetterà di immergersi in un lontano passato che oggi non c’è più, ma di cui è bene serbare il ricordo.